domenica 14 aprile 2019

Rileggere un libro che non ti era piaciuto e scoprire un capolavoro: fatto

TITOLO: Insomnia
AUTORE: Stephen King
EDIZIONE: Hodder&Stoughton
PAGINE: 916
VERSIONE LETTA: kindle 
VALUTAZIONE IN DECIMI: 9+

Life is both random and on purpose, although not in equal measure. 




Penso che questa frase riassuma perfettamente questo gioiello kinghiano.
Ho finito di leggerlo in questo istante e forse non dovrei scrivere un commento così a caldo, ma non posso farne a meno.
Avevo iniziato a leggerlo quando avevo 15 anni, ma allora ero troppo piccola probabilmente per apprezzarlo. Infatti lo mollai a metà, circa. Un protagonista di 70 e passa anni non poteva avere nessuna attrattiva per me. Inoltre, non avevo mai letto La Torre Nera.
Dio, se penso a quello che stavo per perdermi!!
Prima di parlare del libro, vi do un consiglio controcorrente: leggetelo solo DOPO aver letto la Torre, non prima come il buonsenso suggerirebbe. È un'emozione unica e non potrete provarla se non farete come vi ho detto.

Ralph Roberts non è un uomo speciale, almeno non subito.
Ma lo diventerà ben presto quando comincerà a soffrire d'insonnia e a scoprire l'Iperrealtà, come la chiama lui.
Ma diventare speciali non è un mestiere per tutti e non è sempre un premio. Anzi. Il più delle volte è sacrificio.
In queste 900 pagine ci addentriamo del mondo delle aure, di personaggi strani e spesso spaventosi, che guidano Ralph nella sua missione.
Ma qual è la missione? Perché entrambi i mondi sembrano impazziti?

È qui che entra in gioco il vero genio di King: ha scritto questo libro nel 1993, tipo 20 anni prima del finale della sua mastodontica saga, eppure tutto quadra, tutto torna, il ka è una ruota e gira sempre in avanti. Mai indietro.

Si può scrivere un romanzo intero, così lungo e articolato, propedeutico al finale di una saga non ancora scritta? Evidentemente sì,  cari i miei constant readers, o almeno King lo può fare senza battere ciglio.
Non esagero se vi dico che, dopo questo, mr King per me può fare quello che vuole.

Ammetto di aver pianto alla fine, cioè tipo proprio frignato, ma non solo lì: nel bel mezzo del nulla spunta Mike Hanlon, il nostro amato Guardiano, che compie un atto di generosità così disinteressato, che non puoi fare a meno di pensare che non è minimamente cambiato dopo gli avvenimenti del 1985; quasi in sordina spunta persino un clone di Stan the Man, appassionato ornitologo; in un altro caso di puro masochismo, spunta Gage Creed, povero bambino innocente; quando meno te lo aspetti ti piazza lì una descrizione della Torre che ti lascia senza fiato. Poi arriva Pat, con il suo disegno e ti si spezza il cuore definitivamente.

Ma la cosa meravigliosa del libro non sono (solo) gli innumerevoli riferimenti alla Torre, a Pet sematary o a It (santocielo, è ambientato a Derry, in questo caso Crimson King è semplicemente una delle mille facce di Pennywise).
La cosa meravigliosa è come tutto si sposi alla perfezione, come niente sembra forzato o infilato lì apposta. Tutto fila, non ci sono smagliature nella tela perfettamente intessuta. Lo zio ce l'ha fatta ancora una volta. Ci ha regalato la Vita, quella vera, triste, felice, votata al sacrificio, entusiasta. Tutta insieme.

E ci offre anche una riflessione attualissima (leggendolo senza saper niente, sembra scritto ieri) su temi come aborto, violenza domestica e diritti civili.
Non sto scherzando, eh, ne parla davvero. Sono temi molto cari al suo piccolo cuore democratico, evidentemente.

Leggete questo libro. Leggetelo dopo la saga della Torre Nera. Lasciatevi emozionare da Ralph e dalla sua graduale scoperta degli altri piani dell'esistenza. E se doveste nel frattempo incominciare a dormire un po' meno e a vedere strani colori intorno alle persone, non preoccupatevi...tanto non potrete farci nulla.

Anarchic Rain

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