giovedì 21 febbraio 2019

Un romanzo di formazione dark e ironico, come Gaiman solo sa costruire

TITOLO: Il figlio del cimitero
AUTORE: Neil Gaiman
EDIZIONE: Mondadori
PAGINE: 345
VERSIONE LETTA: cartaceo
VALUTAZIONE IN DECIMI: 8 e mezzo

Sei ignorante, ragazzino, disse la signorina Lupescu, ciò è male. Ma sei pure soddisfatto della tua ignoranza e questo è ancora peggio.




Come sempre, quando mi sento così bene dopo aver letto un libro, mi viene da chiedermi perché cavolo non l'ho letto prima. Ma non c'è una risposta a questa domanda. I libri sono come la vita, capitano anche se ti sembra di essere tu a sceglierli.
Io anni fa lessi Il cimitero senza lapidi, un libro di racconti sempre di Gaiman e uno di questi era La lapide della strega, che guarda caso è un capitolo di questo romanzo. Mi piacque allora, ma leggendo ora i retroscena e i..."post-scena", trovo il tutto ancora più bello.

Ora, si sa che a me Gaiman piace, ma questo libro è incantevole, devo dirvelo. E' la storia di una crescita, di un bambino che diventa ragazzo e che si incammina per diventare un uomo.
Il tutto condito con la fantasia meravigliosamente dark di questo scrittore inglese.

L'unico mio rimpianto è di non averlo letto in lingua originale (ho semplicemente dimenticato di avere la versione in lingua sul kindle, quanto sono stordita!), però me lo sono goduto lo stesso, altroché.

Nobody Owens (Bod, per gli amici) è un ragazzino che ti rimane nel cuore, cresciuto in un cimitero da fantasmi&affini, tenuto al sicuro (e all'oscuro) da un pericolo mortale: quando la sua famiglia (umana) è stata assassinata, in realtà il vero obiettivo era lui, che però si salvò per miracolo e fu portato da una "signora a cavallo" nel cimitero e affidato ai suoi abitanti. Bod divenne così uno di loro, tra una lezione di "svanimento" e una di "infestazione onirica".
Ma Bod è molto più di quello che sembra: all'apparenza è un bambino magro, con i capelli grigio topo e vestito di un sudario; in realtà è curiosissimo, ha un'intelligenza spiccata ed è molto sensibile. Ha piena fiducia negli altri, ama il suo tutore (il misterioso Silas) come fosse suo padre e stringe facilmente amicizia.

Il libro è una serie di (dis)avventure che gli capitano apparentemente per caso, ma che lo porteranno dritto al cuore del segreto che si pensava sepolto insieme alla sua famiglia e al suo "altro" nome, fino alla "battaglia" finale che lo porterà al riscatto e alla tanto sognata libertà.
Libertà di vivere.

Menzione super-speciale per uno dei capitoli, Macabradanza. Una (mini)storia nella storia da brivido, piena di poesia, atmosfere fumose e incontri "impossibili" al chiaro di luna. Una danza magica, che riunisce i due mondi, solo per quella notte. E' stato intenso leggere quel passaggio, non potrei definirlo in altro modo.

Insomma, una favola. Dark, piena di fantasmi, cimiteri, strane creature e Vita. Quella Vera, prima negata e poi conquistata.

Grazie, Neil. Ti ringrazio come una figlia ringrazierebbe un padre degno di questo nome.

Anarchic Rain

domenica 17 febbraio 2019

Continua l'incursione di King nell'universo femminile con un altro personaggio memorabile

TITOLO: Dolores Claiborne
AUTORE: Stephen King
EDIZIONE: Signet Book
PAGINE: 384
VERSIONE LETTA: kindle 
VALUTAZIONE IN DECIMI: 9-

Forse qualcuno ricorderà "L'ultima eclissi", film degli anni '90 abbastanza famoso, se non altro per la presenza di un cast che annovera Kathy Bates e Jennifer Jason-Leigh. Ebbene, scommetto che la maggior parte di quelli che ricordano il film non sa che è tratto da uno spettacolare libro di Stephen King. Eh, sì, cari, chiudete la bocca che entrano le mosche e credeteci.
E' sempre la storia di Stand by me e Le ali della libertà. E pure di Il miglio verde. Nessuno lo sa.

Invece.

Invece il Re è un grandissimo scrittore a trecentosessanta gradi, anche trecentoottanta quando ci si mette.
E questo libro (se non altri) lo dimostra.



Dolores è un lungo monologo di una donna che racconta la sua vita alla polizia, perché accusata di un delitto che non solo non ha commesso, ma non è nemmeno avvenuto. Ma ce n'è un altro (quello di cui non è stata mai accusata) che adesso deve venir fuori, è il suo tempo e Dolores ha l'intelligenza di capirlo.
Lei, proprio lei che non ha mai studiato davvero, che è vissuta su una piccola isola dove tutti si conoscono, dove non è possibile mantenere un segreto, che nella sua estrema umiltà ha sopportato tanto, per sé e per i suoi figli.

The road to hell's paved with good intentions, they say, and I know it's true. I know it from bitter experience. What I don't know is why...why it is that trying to do good so often leads to ill. That's for wider heads than mine, I guess.

Una Donna con la D maiuscola.
Questo libro affronta tematiche attualissime, perché al suo centro c'è la violenza domestica.
Di un marito contro la moglie e di un padre verso la figlia.

What's any marriage like? I guess they are all different ways, but there ain't one of them thet's what it looks like from the outside, I can tell you that. What people see of a married life and what actually goes on inside it are usually not much more than kissin cousins. SOmetimes that's awful, and sometimes it's funny, but usually it's like all the other parts of life...both things at the same time.

Ci fa conoscere anche tre donne stupende, diversissime tra loro, ma legate in molti più modi di quanti se ne possano immaginare all'inizio.
Dolores Claiborne è l'assoluta protagonista, ma non tanto da gettar ombra sulle altre due, Vera Donovan (che è la sua datrice di lavoro, dell'omicidio della quale è accusata) e Selena St George (che è sua figlia).
Vera è una donna ricca e come tutte le donne ricche che si rispettino ha un caratteraccio. Sbraita a destra e sinistra, vuole le cose esattamente come le vuole e non ammette errori (o meglio, dopo il secondo errore per lei sei out). Una personcina non proprio flessibile, ecco. Però due cose non è: una sciocca e un'ingiusta.
Per qualche motivo Dolores le piace e posso immaginarne il perché: è una gran lavoratrice, non ha paura di faticare e fondamentalmente è onesta, esattamente come Vera. Penso che Dolores sia una di quelle persone che se trovassero un portafogli con tipo 3000 dollari lo restituirebbero senza aver nemmeno pensato di toccare un centesimo. Ma come tutte le persone oneste fino al midollo, ciò che mal sopportano sono le ingiustizie, soprattutto verso le persone che amano. Per questo Dolores è stata in grado di sopportare il marito Joe per sedici anni. Lo faceva per i suoi figli, perché pensava probabilmente che per loro sarebbe stato peggio vivere senza un padre che con un padre come lui. Ma quando Joe ha toccato Selena, l'adorata figlia di Dolores, lei ha capito una verità incontrovertibile: un uomo è quello che è, non cambia e non migliora con il tempo, anzi. Ma su un'isola in cui tutti sanno tutto, come si fa a nascondere qualcosa? La risposta le si presenta abbastanza facile: quando tutti guardano da un'altra parte.
E quel 20 luglio 1963 è la data fatidica. Tutti guarderanno l'eclissi totale di sole e lei sarà libera di fare altro.

Everything I did, I did for love...the love a natural mother feels for her children. That's the strongest love there is in the world, and it's the deadliest. There's no bitch on earth like a mother frightened for her kids.

Ed è vero, è stato solo l'amore per i suoi bambini a spingerla a quel gesto estremo.
Così come anni prima, anche Vera ne aveva commesso uno.

Sometimes you have to be a high-riding bitch to survive, she says. Sometimes being a bitch is all a woman has to hold onto.

Parola di Vera Donovan, bitch #1.
Però penso che Dolores sia più "umana", più "calda" di Vera, che era una donna rigida e dritta come un palo del telegrafo. Anche nei rapporti con i figli si vede la differenza tra le due donne.
I figli dei Donovan erano viziati e stupidi, mentre i figli di Dolores hanno giudizio nel cervello e lo dimostra il fatto che nonostante nessuno avrebbe puntato un centesimo su di loro, sono proprio quelli che ce l'hanno fatta (almeno due di loro): Joe jr è un rispettato uomo politico a Boston (se non ricordo male), mentre Selena è una giornalista-scrittrice di successo nella Grande Mela. Nonostante fossero gli ultimi su Little Tall Island.

Una volta andati loro, a Dolores non è rimasta che Vera. Giorno e notte con lei, a farle da balia, specialmente dopo i tre ictus, a litigare nei momenti di lucidità, a cullarla durante i suoi incubi e le sue allucinazioni (wires e dust bunnies su tutti). E' emblematico che Vera sia stata la persona che le ha suggerito di sbarazzarsi del marito, quando ha saputo quello che stava succedendo a Selena. Ci fa capire il profondo rapporto che le lega nonostante la differenza di ruoli e classe sociale.

Ma quando Vera muore, in seguito a uno dei suoi attacchi, Dolores sente che è arrivato il momento di parlare. Nemmeno tanto per scagionarsi, quanto per alleggerire finalmente la sua coscienza, per scrollarsi di dosso quel segreto, quel nero segreto che non ha mai confessato ad alta voce a nessuno. La morte di Vera le fa capire quanto sia stanca di tutto e quanto poco le importi di quello che le potrà succedere. In parte sicuramente la decisione è dovuta alle minacce dei suoi vicini che la credono responsabile di omicidio. Ma in gran parte è solo stanchezza.

Vera was right when she said that sometimes a woman has to be a bitch to survive; but being a bitch is hard work, I'll tell you it is, n I was so tired.

Leggetelo. E' un libro stupendo, scritto in maniera impeccabile da un King in piena forma.
Cercate se potete di leggerlo dopo Gerald's Game, perché i due sono collegati dall'eclissi, che provoca in Dolores una specie di visione di Jessie da bambina, forse perché quello che le sta succedendo è così simile a quello che è successo anche a Selena.

Leggetelo, non posso dire altro.

Anarchic Rain

mercoledì 13 febbraio 2019

Inizia così una immaginaria trilogia di donne che tirano fuori il Vero Coraggio

TITOLO: Gerald's Game
AUTORE: Stephen King
EDIZIONE: Viking
PAGINE: 332
VERSIONE LETTA: cartacea
VALUTAZIONE IN DECIMI: 7+

Come ormai sapete, la mia idea è (ri)leggere King in ordine cronologico e in lingua originale. Stavolta il mio viaggio mi ha riportato nel 1992, in casa Burlingame, da Jessie (e le sue personalità), mentre si batte per la sua vita. E Jessie, come altri personaggi kinghiani, sarà presto consapevole che i mostri più spaventosi non sono quelli che vivono là fuori.



Prima delle innumerevoli sfumature di nausea a cui E.L.James ci ha abituato, c'era King.
Come sempre precursore inimitabile di mode che col tempo e le troppe pagine perdono sapore, lo zio ci regala un libro avvincente e sorprendente, quattrocento pagine di puro piacere delirante.
Jessie è sposata e il suo matrimonio non è né sorprendentemente buono, né pericolosamente cattivo. Anzi, recentemente suo marito ha trovato il modo di "ravvivare" la scena in camera da letto, ricorrendo a innocenti giochini con i foulard...che poi sono diventati manette.
Niente di male, fin qui, anzi, direi una cosa normale.

I due decidono di passare un weekend nella loro casa al lago e, ovviamente, Gerald tira fuori le manette. Jessie è riluttante ma se le fa mettere.
Salvo poi pentirsene quasi subito. Non riuscendo a convincere suo marito a toglierle, mentre lui le sta strisciando addosso per concludere quello che avevano (quasi) iniziato, Jessie gli punta i piedi sul petto e spinge.
Da qui (praticamente da pagina 10), inizia il suo incubo. Sì, perché Gerald non si accontenta di cadere e, che so, farsi male a una gamba o alla schiena, imprecando e rialzandosi acciaccato. No. Lui muore d'infarto.
Jessie capisce che, se non riesce a togliersi quelle manette in un modo o nell'altro, farà una brutta fine, in quella casa isolata al lago, fuori stagione. E con qualche ospite indesiderato di troppo.

Questa premessa non è che lo spunto da cui prende inizio il vero libro. Sì, perché noi fedeli lettori sappiamo fin troppo bene che quello che sembra una storia come un'altra, in realtà, è solo un pretesto. Un pretesto per scavare a fondo nell'animo umano, per andare a cercare i veri mostri (non il cane affamato che strappa brandelli di carne da Gerald), quelli che si nascondono bene, negli angoli bui della nostra mente, oppure quelli che noi nascondiamo bene, negli anfratti più remoti della nostra psiche.
E Jessie di mostro ne ha uno. Bello grosso anche. Un insospettabile. Il mostro dell'eclissi totale di sole del 1963. Suo padre.

E niente. King ogni volta riesce a stupirmi. Non mi capacito mai di come sappia descrivere fin troppo bene, fin troppo verosimilmente, ogni aspetto/sentimento/situazione che coinvolgono gli esseri umani. Insomma, la domanda fondamentale che ogni volta mi faccio è: ma come fa a entrare nella testa di tutti i suoi personaggi? A imitare i comportamenti di qualsiasi eroe o antieroe così bene che sembra di averli lì?
Le tre personalità di Jessie, per esempio: Good Wife Burlingame (la Brava Mogliettina), Punkin (Frugolino) e Ruth (la sua vecchia amica del college). Sono la stessa persona eppure ragionano ognuna in maniera diversa, litigando anche tra loro, ma sempre aiutandosi a vicenda (hanno bisogno l'una dell'altra, in fondo).
Inoltre attraverso i ricordi di Jessie, non solo riusciamo a capire perfettamente che tipo di persona fossero Gerald o i genitori o Ruth; ma li vediamo vivi davanti a noi, quasi a recitare la loro vita, ognuno con i suoi pregi, difetti, modo di pensare e agire in base alle situazioni.

Non ricordavo tutto dalla prima lettura, ma una cosa invece mi è rimasta nitida in mente, un pensiero che ho avuto appena voltata l'ultima pagina: una storia di quattrocento pagine su una donna ammanettata a letto poteva scriverla così bene solo King. Questo libro non è mai noioso, per quanto possa sembrare difficile crederlo.
Seguire i pensieri di Jessie da quando si rende conto che suo marito è davvero morto, che lei è completamente da sola, è come salire su una giostra che gira vorticosamente e sembra non trovare mai un punto di arrivo...finché improvvisamente lo trova.
In una situazione che sembra senza speranza, Jessie trova il coraggio di affrontare il suo dolore più segreto e proprio attraverso quel dolore, incredibilmente, troverà la giusta intuizione.

Come al solito, la domanda è sempre la stessa, tirate le somme: vale la pena leggere questo libro? Sì, lo penso sul serio. Forse il suo messaggio è un po' troppo ingenuo (in fondo a ogni dolore c'è una speranza di nuova vita), ma io penso che sia sempre efficace. Al momento giusto potrebbe persino aiutare una persona in difficoltà.

Anarchic Rain