venerdì 31 gennaio 2020

Old Wild West: grumo di sangue su sfondo magnifico

TITOLO: Meridiano di sangue - Blood Meridian or The Evening Redness in the West
AUTORE: Cormac McCarthy
EDIZIONE: Einaudi
PAGINE: 300
VERSIONE LETTA: cartacea
VALUTAZIONE IN DECIMI: 9



Un uomo non riesce a conoscere la propria mente perché la mente è tutto ciò che ha per conoscerla.

Finora, questo è senza dubbio il libro più crudele e visionario di McCarthy. Lungi da me scoraggiare le persone alla lettura, ma non é davvero un libro per tutti. La violenza totalmente gratuita, le descrizioni dettagliate di massacri e mutilazioni, il clima generale di attesa sanguigna, non sono facili da sopportare e digerire. Chi ci riesce viene compensato da passaggi descrittivi di rara bellezza e perfezione (mi é partita la sviolinata, scusate).
Mentre lo leggevo non riuscivo a non pensare alla Trilogia della Frontiera e infatti é stato scritto sette anni prima. Credo sia una sorta di bozza preparatoria.
Comunque magari tutte le bozze fossero di questo calibro!!
Ho scoperto inoltre solo ieri sera, dopo averlo finito, che è basato su un diario reale, My confessions di Samuel Chamberlain.

Il libro si può dividere in due parti: nella prima, che arriva fino a poco più di metà, McCarthy ci fa entrare nel mondo del Vecchio West più attraverso le descrizioni dei paesaggi che per quello che realmente accade ai personaggi. Essi stessi rimangono come sullo sfondo, nonostante la loro scia di violenza ci venga sbattuta in faccia sin dalla seconda pagina.
Il territorio circostante è la cosa più importante, più viva e sicuramente l'unica cosa bella esistente.

Avanzavano, e le stelle si infittivano e tracciavano archi nel firmamento e andavano a morire dietro le montagne nere come l'inchiostro. Finirono per conoscere bene il cielo di notte. Occhi dell'Occidente che scorrevano costruzioni più geometriche dei nomi loro attribuiti dagli antichi.

Oppure:

Il sole nascente sorprese la luna a ovest, cosicché rimasero uno di fronte all'altra ai due capi della terra, il sole di un bianco incandescente e la luna una pallida replica, come le estremità di un unico tubo la cui curva si perdeva nello spazio e i cui sbocchi infiammati bruciavano mondi invisibili.

Potrei davvero continuare per ore solo a citare le meraviglie descrittive di questo libro. Che sotto sotto è un romanzo di formazione, e questo si avverte di più nella seconda parte.
Il protagonista è The Kid, in italiano "il ragazzo", un quattordicenne solo al mondo che si unisce a una banda fuori di testa di "giustizieri", che vanno in giro per il territorio del Texas/New Mexico/California ad ammazzare senza pietà in teoria gli indigeni, in pratica qualsiasi cosa si muova. È così che fa la conoscenza del Giudice Holden, un albino grosso e glabro che sarà una specie di figura paterna ("Io ho parlato nel deserto per te e per te solo"), crudele, sadica e completamente folle.

Qual è il modo giusto per crescere un figlio? 
Quando sono piccoli, disse il giudice, dovrebbero essere gettati in un pozzo con i cani selvaggi. Dovrebbero essere costretti a indovinare da indizi appropriati dietro quale fra tre porte non si nascondano leoni feroci. [...] Se Dio avesse voluto interferire nella degenerazione dell'umanità, non l'avrebbe già fatto? I lupi selezionano i lupi, amico. Quale altra creatura potrebbe farlo? E la razza umana non è ancora più rapace?

Tra i discorsi apparentemente razionali (ma estremamente violenti nel contenuto) del Giudice, la banda va avanti, lasciandosi dietro una scia insensata di violenza e sangue, fino a che si giunge alla resa dei conti.
Il primo climax arriva quando il ragazzo ha la possibilità di uccidere il giudice ma non lo fa, non volendo forse abbassarsi al suo livello.
Ma anche questa sua "non azione" si ripercuoterà sulla sua vita da allora in poi, una vita apparentemente migliore sotto molti punti di vista, ma anche una vita su cui continuerà ad aleggiare un fantasma oscuro.
Che puntualmente si ripresenterà e finirà la sua opera.

L'unica cosa davvero oscura del libro, nel senso di seriamente incomprensibile, è il brevissimo epilogo. Mezza pagina che non si capisce dove voglia andare a parare, non ha né capo né coda. Bella eh, per carità, un'immagine molto metaforica. Ma di cosa non ho proprio idea. E non solo io. Nessuno l'ha capita, e scommetto che il caro Cormac non la voglia spiegare, altrimenti l'avrebbe resa chiara!!

Il romanzo è scritto con il linguaggio duro e senza fronzoli a cui McCarthy ci ha abituati, ma come si capisce dalle citazioni descrittive anche profondamente poetico. Quello che mi stupisce sempre dei suoi libri è il modo in cui fa sembrare facilissimo descrivere una scena sanguinosa e la riga successiva lo spettacolo meraviglioso della natura. Come se le cose degli uomini riuscissero a turbare solo per un attimo la bellezza del paesaggio e questa senza sforzo ricucisse lo strappo il secondo successivo. L'uomo rappresenta l'imperfezione della natura, ma un'imperfezione non duratura: dopo il suo passaggio si ristabilisce l'ordine vero del mondo.

La Trilogia della Frontiera riprende da dove si interrompe Meridiano di Sangue, con due protagonisti adolescenti che crescono man mano, ma che a differenza di The Kid riescono a farlo in maniera decente, in accordo con la natura.

Se posso consigliarvi, leggete prima questo (se ci riuscite) e poi la Trilogia. Vi accorgerete delle differenza sostanziali tra i due e della maturazione diversa e decisiva dei protagonisti.
Spero non vi facciate troppo male.

Anarchic Rain

venerdì 24 gennaio 2020

La perfezione non è di questo mondo, perché l'uomo è un essere imperfetto

TITOLO: I Re della Prateria - Grass Kings
AUTORE: Matt Kindt (testi) e Tyler Jenkins (disegni)
EDIZIONE: OscarVault
PAGINE: 448
VERSIONE LETTA: e-book (anteprima)
VALUTAZIONE IN DECIMI: 7

*Trasparenza: il libro mi è stato mandato dalla OscarVault in anteprima per una recensione onesta*


I nostri controlli? Quelli che ci permettono di stare al sicuro? Siamo noi. Tutti conoscono tutti. Coltiviamo l'arte di trattarci l'un l'altro da esseri umani.

Se qualcuno vi dicesse che c'è un posto dove non esiste una giurisdizione, dove si può andare e mettersi a lavorare senza più preoccuparsi del mondo esterno, voi che fareste? Lascereste tutto per andare a vedere di cosa si tratta?

Il presupposto di questo graphic novel è l'esistenza di un "regno" in cui uomini e donne vivono lavorando e occupandosi gli uni degli altri, senza ingerenze dai paesi confinanti.
Un posto che apparentemente è un Eden, perduto e ritrovato, dove da secoli la gente va a vivere per essere lasciata in pace.
Ma cosa succede se in un posto magico come questo, apparentemente perfetto, si nasconde un serial killer? Fino a che punto si è disposti ad arrivare pur di salvare tutti gli altri?



A grandissime linee la storia è questa, un giallo alla Agatha Christie, all'inizio in bilico tra "Assassinio sull'Orient Express" dove tutti sono colpevoli e "L'assassinio di Roger Ackroyd" dove lo è il meno probabile.

Ma basta parlare della trama, altrimenti va a finire che il mio viziaccio orrendo di spoilerare tutto mi frega anche stavolta!

Il volume è totalmente a colori, che sono tra le cose che mi sono piaciute di più: acquarellati, definiscono il tratto del disegno che a volte è solo appena appena accennato e danno vita alla vignetta. Ovviamente, ci sono tutti i toni del verde e del blu, erba e cielo, e rosso, come i tramonti che si godono in un posto a inquinamento molto basso.
I disegni sono molto particolari, sono imprecisi e questo dà sempre l'idea di stare per cadere da quel filo del rasoio su cui tutti sembrano muoversi.


Mi consigliava i libri e io li leggevo tutti. Ogni volta che giravo una pagina, ero più vicino a lei.  

I personaggi sono tutti al limite: il confine tra "bene" e "male" così come lo intendiamo noi è molto più labile di quello che si pensa, a volte non esiste nemmeno più: il dolore di un padre che ha perso sua figlia o di un uomo che ha perduto la donna amata, pur se non può giustificare proprio tutto, comunque è un'attenuante per determinati comportamenti. Specie se ci si aggiunge il rimorso e il senso di colpa. Ecco, è proprio il senso di colpa la chiave di lettura di alcuni di loro.

Il dolore e la morte di una vittima durano pochi istanti. Ma la sofferenza di chi resta può durare anni, generazioni. E io l'avrei descritta tutta. Chi altri poteva...essere tanto vicino alle vittime e al delitto?

Chi non si redime, qui, sono quelli considerati "normali", quelli che vivono nel mondo come noi lo conosciamo. La loro ignoranza e la loro "bassezza" sono imperdonabili.
Così come imperdonabile è l'assassino, e come in ogni giallo che si rispetti è solo alla fine che scopriremo la sua identità. Credo che la maggior parte di voi sarà soddisfatta quanto me della punizione che subirà, ma di nuovo devo cucirmi la bocca per non spoilerare!!

Il bello delle macchine? Loro le posso capire. Posso imparare dove mettere un pezzo per farle funzionare. Le persone? Tutta un'altra cosa. Sono incomprensibili. Ho rinunciato a capirle tanto tempo fa.

Mi piace molto il fatto che si parta dal tema "giallo" (chi è l'assassino?) ma che poi lo si metta da parte (come ormai sanno anche i muri, a me i gialli non piacciono affatto) per andare oltre, scavare in profondità nella vita delle persone, portare alla luce la loro parte più putrida e arrivare così a una specie di catarsi, di salvazione. Almeno, quasi per tutti. Per i cuori corrotti non c'è redenzione, non qui e non ora. E io sono perfettamente d'accordo con gli autori.


Cos'è che non mi è piaciuto del libro? Ho trovato la trattazione di alcune storyline troppo superficiale, più adatte probabilmente a un romanzo "scritto" più che disegnato. Come se mancassero dei pezzi a quello che l'autore vuole davvero dirci.

Leggere o non leggere questo romanzo a fumetti? Sicuramente sì se vi piace il genere giallo e se vi piacciono i graphic novel, ma poiché l'ho trovato a tratti poetico e struggente lo suggerisco anche a chi il genere non lo mastica molto (come me).

Anarchic Rain

martedì 21 gennaio 2020

Libri e settima arte. Parte IV: Little Women

Benvenuti lettori, al quarto appuntamento con i libri al cinema! Oggi parliamo di un classico amatissimo, un libro che non ha bisogno di presentazioni e che pur scritto più di un secolo fa ancora ha tantissimo da dire!
Del libro ho già parlato tanto tempo fa qui, adesso mi focalizzerò sul film.



Immagine presa dal sito Be the movie, see the movie

Nemmeno un mese dall'uscita italiana dell'ultimo film ispirato a Little Women - Piccole Donne, il capolavoro di Louisa May Alcott, e già sono fiumi di critiche (fortunatamente non tutte negative).
Io ho visto il film due settimane fa e, onestamente, l'ho trovato il miglior adattamento tra quelli visti finora (mi manca quello recente della BBC, che recupererò al più presto).
Trovo che Greta Gerwig abbia fatto un lavoro stupendo, non soltanto dal punto di vista della sceneggiatura (scritta da lei stessa): il modo in cui il film è girato, la fotografia, la colonna sonora, gli attori scelti, tutto contribuisce a rendere questa nuova pellicola speciale.
Non è fedele? Nello spirito sì, ma non ci possiamo aspettare la completa fedeltà di un film a un libro, proprio per il fatto che sono prodotti diversi. Molte delle descrizioni del libro (vale per questo, ma ovviamente per tutti) non possono essere riprodotte fedelmente nel film, così come i pensieri dei personaggi. Sta ovviamente alla bravura del regista e degli attori sopperire a queste "mancanze" e io credo che Greta e il suo cast ci siano riusciti. 

Prima di vedere nel dettaglio il film, vorrei fare un paio di precisazioni: quando si fa un film da un libro si chiama "adattamento", ossia lo si "adatta" più o meno fedelmente. Ma nella parola adattamento c'è la chiave di lettura del film (scusate il non voluto gioco di parole): se volete il libro, leggetevelo, il film è un'esperienza diversa. Così su due piedi mi viene in mente Shining di Kubrik. Chi ha il coraggio di dire che è un brutto film? Solo King. Perché? Perché secondo lui ha snaturato il libro. Cosa verissima, ma non si può negare che sia un capolavoro oggettivo del cinema. Semplicemente, è basato sul libro, non voleva essergli fedele.
Ci sono altri film che ricalcano il libro in tutto e per tutto e fanno schifo. Sempre parlando di King, mi vengono in mente Le notti di Salem (libro fantastico, uno dei migliori, film meno che mediocre), la miniserie di IT (libro immenso, serie poverissima). Tralasciando King, penso a Orgoglio e pregiudizio (libro stupendo, film tremendo -parlo di quello con la Knightley-) o Jane Eyre (idem, quello con la Wasikovska). Insomma esempi a iosa.

Little women 2019 è un film sicuramente modernizzato rispetto al libro (pubblicato più di un secolo fa, guarda un po') ma che ne conserva i valori e lo spirito. Jo è l'assoluta protagonista, ovviamente, ma Greta ha deciso di dare spazio anche ad Amy, che di solito è il personaggio più "odiato" tra le quattro sorelle, perché viziatella e un po' presuntuosa. Anche io la penso così, ma il film pur mantenendo queste caratteristiche me l'ha fatta vedere in modo diverso, in una luce che mi ha permesso di comprenderla un po' di più. E quando rileggerò il libro (a breve, in lingua originale per la prima volta) terrò presente anche questa chiave di lettura. Meg è la sorella più scialba, secondo me, quella che non è "abbastanza": non abbastanza frivola per le sue amiche, non abbastanza intelligente per essere di supporto vero a Jo, non abbastanza integerrima da essere una moglie ideale (le prime pagine di Good wives o Piccole donne crescono, se ben ricordo, erano sui suoi problemi con John, poi risoltisi). Beth è esattamente la Beth del libro, di salute cagionevole ma con l'animo più incrollabile di tutte. La sua fede la sostiene e le dona una forza che sembra strana associata a lei, così deboluccia e timida vista da fuori. Eppure è quella che si incammina da sola verso la temuta casa dei Lawrence per ringraziare il burbero signore del pianoforte, quella che ha sempre una parola di conforto per le sue sorelle e per gli altri, quella che nonostante non possa fare molto prende e va dai poveri Hummel a portare quel poco che ha. Prendendosi la scarlattina...
Ovviamente il film sviscera il rapporto tra Jo e Laurie, una grandissima storia di amicizia che più in là di quello non può andare. Quando da piccola lessi il libro per la prima volta, mi ricordo benissimo che fui felice che Jo gli rispondesse di no. Trovavo Laurie assolutamente inadatto a lei per la sua pigrizia e poca forza di volontà. Certamente, Jo l'avrebbe aiutato moltissimo, ma lui l'avrebbe uccisa, avrebbe a poco a poco ucciso il suo spirito. Ovviamente non pensavo queste cose così nel dettaglio da piccola, ma ora posso finalmente mettere in parole quella sensazione di inconcludenza che mi ha sempre ispirato lui. Unica nota stonata di un film comunque perfetto è stata il ripensamento di Jo alla fine, quando decide di ricominciare da Laurie, dopo aver visto crollare intorno a lei qualsiasi certezza possa aver avuto. Fortunatamente le sue sorelle la spingono verso Frederich, che invece è assolutamente perfetto per lei. Insieme sapranno fare tantissimo, perché lui è uno che non si limita a osservare la vitalità di Jo e a trarne giovamento: lui vuole migliorarla e insieme migliorarsi. Ah, una fine degna e soddisfacente, non c'è che dire!
Gli attori mi sono piaciuti tutti, primari e comprimari, ma ho trovato Timothée Chalamet leggermente al di sotto delle aspettative. Forse un po' troppo esagerato. O forse è solo perché Laurie mi sta antipatico!!! Non dimenticherò mai una frase del libro che mi ha folgorata (in senso negativo) quando l'ho letta: Laurie parlando con Amy (mi pare, questo dettaglio non lo ricordo bene) dice che lui ha sempre saputo che avrebbe sposato una delle sorelle March. E questo che vuol dire?? Che te ne bastava una, non importa quale?? Oh, quanta leggerezza e immaturità nelle sue parole!! Non a caso, sposa Amy, così infantile lei stessa (nel film un po' meno).

Il film è particolare già dal principio, perché da subito ci mette in chiaro che la timeline non sarà lineare, ma un'alternanza di flashback e flashforward, che non saranno mai fastidiosi, anzi, ci faranno rendere conto ancora di più di quanto tutta la storia sia ben amalgamata tra passato e presente, quanto i personaggi crescano e cambino, pur rimanendo fedeli a se stessi.
Questo è stato il vero colpo di genio della regista. 
Questo e l'aver fatto un film su un libro che evidentemente ha amato molto. E lo dico con una sicurezza assoluta, perché altrimenti non sarebbe riuscita a fare un lavoro del genere. Devi amare davvero quello che fai e l'originale da cui hai tratto ispirazione per ottenere un risultato così bello, vivo, caldo. 

E' un film che ovviamente consiglio a tutti, dopo aver letto il libro (o almeno che vi sia di spinta per leggerlo), scommetto che vi resterà dentro per un bel pezzo. Io sono già pronta a comprare il blu ray appena uscirà!

Anarchic Rain

mercoledì 8 gennaio 2020

Il tour delle librerie de casa mia. Parte II: fumetti.

Eccoci al secondo promesso appuntamento con le librerie de casa mia per il tour che comprende i miei fumetti. Purtroppo la maggior parte di loro è nella mia altra casa (sono circa 800), se dovessi portarli qui, uscirei io di casa. Soffro un po' per questa separazione forzata, ma non posso risolvere la cosa adesso.

Allora iniziamo con lo scaffale dedicato a Buffy (anche questo non è merito mio, ma condivido il piacere) con le varie guide, manuali e il fumetto-continuazione (non è ancora finito); poi c'è King (sì, ce l'ho in tutte le salse, che volete?!) con i fumetti della Torre nera (come dite? Sembrano edizioni diverse?? Perché lo sono, mannaggiaildemonio, visto che in Italia hanno smesso di pubblicarlo, ho preso quello americano). E poi c'è il capolavoro della mia collezione fumettistica, lui, il gigante buono (tranne se lo tiraste in faccia a qualcuno), LUI, rivestito in pelle (probabilmente umana), The ultimate Sandman di Neil-God-Gaiman.



Continuando con i fumetti, passiamo ai comics (qui non c'è nulla di mio, tranne Dyd): abbiamo uno scaffale dedicato a Batman (dovessero venirvi dubbi, ci sono pure le statuine di lui e Joker), uno dedicato a Morgan Lost (un bellissimo fumetto italianissimo, davvero davvero bello, se vi interessa l'articolo recuperatelo, è validissimo), Martin Mystere e Diabolik in varie edizioni (anche qui, tanto di statuine, molto belle, devo ammettere).


Restando in Italia, abbiamo due scaffali dedicati a DyD di cui uno per l'edizione in copertina rigida a colori appena uscita, cioè Il Dylan dog di Tiziano Sclavi (mi mancano solo 3 numeri ed è completa) e uno per la saga della Meteora (e qualche numero spurio) fino al numero 400 (di cui ho le 4 variant firmate dai disegnatori e da Recchioni) più la Wedding Box:



La Wedding Box è una scatola di legno disegnata che contiene quattro variant del numero 399, una partecipazione di nozze e un anello...


Inoltre c'è il mazzo di Tarocchi (comprensivo di Arcani Maggiori e Arcani Minori) disegnati per l'occasione da Angelo Stano (sono favolosi, non so se si capisce dalle mie foto):


Passando ai manga, qui ho soltanto le collezioni che sto facendo, poche completate e due o tre imprescindibili (ma fosse per me lo sarebbero tutti).
La prima imprescindibile, la collezione che amo di più, il manga che continuerò a comprare e leggere non importa quante edizioni faranno, è Berusayu no bara, Lady Oscar. Se volete sapere quanto è importante per me Oscar, c'è un articolo apposito. Qui ho solo tre edizioni, le altre sono nell'altra casa: una splendida della #dvisual, una della Goen (non conclusa) e una limited edition in giapponese presa a Tokyo proprio tre mesi fa. La adoro!

Passiamo alla regina Rumiko Takahashi, tre perfect edition di cui non potrei essere più felice, visto che le precedenti edizioni erano ormai diventate troppo vecchie: Ranma 1/2 e Maison Ikkoku completati e Lamù in corso.


Altre perfect edition quelle di Video Girl Ai (se non lo conoscete correte a leggerlo, è spettacolare: io ho dovuto prendere anche la perfect nonostante avessi l'edizione precedente!) e di Sailor Moon (sarebbe una Eternal Edition, non sono proprio riuscita a resisterle):


Gli imprescindibili che ho qui sono Death Note (con Ryuk di guardia) e una nutrita serie di shojo classici Tokimeki Tonight, Le situazioni di lui&lei, Itazurana Kiss, Nana e Cortili del Cuore (cara odiata Ai Yazawa, se non finirai Nana prima di morire andrai all'inferno!!):

 




Sparsi tra gli altri troviamo anche Tokyo Ghoul, The Devil's Lost Soul (della maestra Kaori Yuki, una delle mie mangaka preferite, mai sentito parlare di Angel Sanctuary e God Child??? Andate subito a recuperarli!!), Until Death do us part (un bellissimissimo shonen di cui qui ci sono solo gli ultimi numeri, perché il resto è dall'altra parte), Devil's Line (una bella storia non convenzionale sui vampiri, ancora non completo), La Divina Commedia e Devilman del maestro indiscusso Go Nagai:


Angolino yaoi/yuri immancabile con Il Gioco del Gatto e del Topo, Citrus, Girlfriends e Il tiranno innamorato:


Ultimi i miei ongoing del momento, due recuperi dell'ultimo minuto: Gunslinger Girl e Slam Dunk. Non vedo l'ora di leggerli!!



Oltre alle librerie classiche, ce ne sono due che uso per i DVD e BluRay; ormai sono piene, penso che inizieremo a mettere le custodie in doppia fila, non c'è davvero più spazio per altre strutture!

    

Ora abbiamo davvero finito. E' stata una faticata, eh?
Spero di non avervi annoiato troppo, anzi, grazie per aver seguito i miei deliri di carta!

Anarchic Rain

Il tour delle librerie de casa mia. Parte I: libri.

Ciao a tutti, accaniti lettori e non, spero che abbiate passato delle ottime vacanze, riposanti e divertenti.
A fine anno di solito si fa un recap di tutto: vita, libri, lavoro, soldi, amore, insomma la qualunque.
A inizio anno invece si fa l'elenco dei buoni propositi.
Ecco, io sono abbastanza vecchia da sapere che i veri buoni propositi non esistono e che se uno deve aver bisogno di farne la lista sta messo peggio di quello che crede. Comunque mi è sembrato un ottimo momento per parlare di un argomento bellissimo, di cui di solito non frega una mazza a nessuno tranne a colui che parla: il recap dei propri libri. Quelli amati, quelli odiati, quelli lasciati a metà, quelli divorati e riletti e poi riletti ancora. Quelli di cui non sono mai abbastanza le edizioni che si possiedono.

Insomma un tour guidato tra gli scaffali della lettrice qualunque che scrive questo blog.
Preparatevi che sarà lunga. Molto lunga. Per alcuni troppo e molleranno dopo poche righe, ma fa niente.

Vorrei premettere alcune cose: tutte le mie librerie sono Ikea e sono bianche, perché trovo che siano eleganti e che non stanchino alla lunga, come potrebbe fare qualcosa di più "invasivo" e colorato; la maggior parte dei miei manga (circa 800) e circa 200 altri libri sono nella mia casa natale, perché qui non ho spazio a sufficienza; inoltre, tutti i libri che ho li ho comprati da me, al massimo mi sono stati regalati da amici/parenti/compagna dopo mia richiesta. Quindi nessuno mi paga per fare pubblicità a caso.
Metterò un sacco di foto, spero che non sia troppo pasticciato il tutto perché non sono abituata a usarne tante!

Iniziamo dalla libreria che mi piace di più, perché probabilmente è la più ordinata...forse solo nella mia testa!
I miei scaffali #Adelphi sono tra quelli che amo di più perché le trovo edizioni elegantissime e belle a vedersi tutte vicine. Purtroppissimo ne ho tanti ed eccedono la capienza di uno scaffale, pazienza!


Di questa casa editrice adoro soprattutto i libri di Alan Bennett e Stephan Zweig, sono due "mostri" nel loro genere. Le opere teatrali del primo sono quanto di più nero il british humor ci può offrire e le storie brevi del secondo (nonché i suoi saggi biografici) quanto di più introspettivo. Ma non dimentichiamo anche la cara Shirley Jackson che ha scritto (tra le varie) Abbiamo sempre vissuto nel castello, che io trovo essere un piccolo capolavoro!
Anche Simenon è tradotto da Adelphi e di lui vi consiglio soprattutto i racconti singoli, ma solo per mio gusto personale. Per fare un nome, La camera azzurra.
Nello scaffale inferiore, ci sono libri da varie case editrici che non metto da soli perché sono (ancora) troppo pochi e quindi ho insieme #MinimumFax, #BlackCoffee, #Clichy, #Iperborea, #Beat, #Fazi, #Guanda, #BigSur, #NNE e #66th2nd. Di questi non posso non menzionare il libro che nel 2019 è stato il mio preferito e che, nella mia personale classifica generale, sta verso la 4a posizione: Stoner, un romanzo scritto negli anni '60 che per fortuna è stato riscoperto di recente. Di Chiamami col mio nome (mio romanzo del 2018) vi ho parlato fino allo sfinimento), mentre invece non vedo l'ora di leggere la trilogia di Bois Sauvage di Jesmyn Wards, pubblicata da NNE che fa sempre delle copertine da URLO.



Più in basso si trova lo scomparto Shakespeare, un altro dei miei preferiti: ci sono edizioni che ho preso durante i miei viaggi a Londra, nelle sortite allo shop del Globe Theatre, ossia il volume in folio dell'Opera Omnia del Bardo, il volume in folio di Romeo&Juliet, l'edizione annotata Oxford sempre di R&J, i fumetti tratti dalle sue opere (purtroppo non ho tutti i miei preferiti), il saggio famosissimo di Harold Bloom, l'opera poetica, i vari drammi (non tutti, non ancora). E poi l'angolino del maniaco: penna e calamaio, notes, puntatore laser con il teschio di Hamlet e tre libriccini rilegati in pelle ognuno con un dramma e alcuni sonetti. Ho il sospetto che sia uno scaffale ancora work in progress, ma lo adoro!!
Le scatoline di fiammiferi dedicate ai libri che si vedono un po' ovunque le ho prese nelle librerie indipendenti (da #Verso a Milano e da #Altroquando a Roma).



Il prossimo scaffale è quello dei miei #libribelli. Sono belli per il contenuto, ma anche se non avessero un bel contenuto sarebbero il classico caso di "giudicare un libro dalla copertina": l'edizione illustrata del Signore degli Anelli, le edizioni #Oscarvault di alcuni dei più grandi classici di tutti i tempi, le edizioni in pelle #Barnes&Nobles e due edizioni di Poe (ma ne ho molte altre...); praticamente parlano da sole, non sono stupende oltre ogni dire? Ovviamente è una domanda retorica...




Al di sotto, c'è lo scaffale #ClassiciMondadori, anche questo molto elegante (nero, perlopiù) in cui ci sono il cofanetto che racchiude i due volumi in copertina rigida del Faust di Goethe, l'edizione in copertina rigida del Paradiso Perduto di Milton, una raccolta sempre in copertina rigida di poeti romantici inglesi e poi tutta una serie di libri di vari generi e autori: fantascienza e classici come Dante, Dostoevskij, Dumas. Chiudono lo scaffale i #Meridiani, che io personalmente amo alla follia, grazie anche alla loro carta sottilissima e liscia.





Nell'ultimo ripiano in basso ci sono alcuni comics italiani e stranieri, che prima o poi finiranno nella libreria apposita; per ora sono rimasti V per Vendetta, Il Corvo, Edward Scissorhands, Maus (leggetelo!!!), i vari RatMan e altri graphic novel (Jane Austen e Baricco su tutte).



Questa era solo la prima libreria!!!

Le tre successive sono assolute new entry, arrivate da pochissimo e ancora in progress, ma sono molto fiera di come stanno venendo, sono riuscita a dividere alcuni generi e a creare un ordine che forse vedo solo io ma giuro che c'è!
Lo scaffale più in alto è dedicato alle saghe familiari, di cui la prima dei Cazalet e la seconda dell'amica geniale (ancora non le ho lette, speriamo bene)!
Subito sotto, ci sono libroni di una certa importanza, ossia l'edizione annotata dalla società leopardiana dello Zibaldone, un libro che mi ha fatto sbavare mesi prima di poterlo comprare, il cofanetto che contiene l'edizione in copertina rigida in due volumi di Guerra e Pace (graziegraziegrazie, #Einaudi) e Il grande libro degli Haiku, dedicato a questa stupenda forma di poesia giapponese con kanji-romaji-traduzione dei componimenti più importanti di questa corrente.




Dall'altro capo dello stesso scaffale ci sono delle edizioni particolari di libri che avevo già: il volume unico dei romanzi finiti di Jane Austen, gli #OscarBaobab illustrati di Macbeth e Memorie dal sottosuolo, Dracula, 1984, il popup di The Raven di Poe, due edizioni di Frankenstein (una bellissima della #LindauEdizioni che ci ha riportato la prima stesura del 1818 e una illustrata meravigliosa uscita in occasione del 200esimo anniversario).


Inoltre c'è anche S. La nave di Teseo, un libro interattivo con inserti, cartoline, fazzoletti, annotazioni a margine, una vera esperienza di lettura a 360 gradi.



Il ripiano sottostante è ancora work in progress, per ora ci sono solo dei libri in copertina rigida di arte/fotografici.
Più sotto ci sono gli scaffali dedicati alle biografie/autobiografie e alla storia. L'angolo più importante è riservato al mio preferito in assoluto, l'uomo, il mito, il dio che ha cambiato il mondo: Alessandro Magno. Ovviamente c'è spazio per altre sue biografie che magari usciranno. A queto proposito devo confessare di essere la prima stalker della #FondazioneValla per il terzo e ultimo (credo) volume su di lui (sono i due libri verdini in foto) che sto aspettando ormai dal 2017 e che non vede la luce, ma io ci spero troppo. Credo mi abbiano messo in blacklist ormai, viste le mail semestrali che mando piangendo e scongiurandoli di pubblicarlo!!
All'altro capo dello scaffale ci sono i libri di Alberto Angela, che divulga forte e chiaro e ci piace tanto (due sono anche con dedica)



Ebbene sì, nella parte storica propriamente detta, ho sia il Mein Kampf che il Diario di Anne Frank (anzi, tutti gli scritti, volume stupendo, copertina rigida #Einaudi, uscito di fresco), perché bisogna comunque informarsi anche sul dark side of the moon (intendo Hitler, ovviamente), così come ho la storia dell'Uomo Rosso e del Giappone. Non mancano le biografie di Cleopatra, La storia della Morante e alcuni saggi di Bill Bryson che a me piace tanto (non vedo l'ora di leggere quello sul corpo umano). A parte vi segnalo due libri sulla fisica: L'Universo Elegante e La Trama del Cosmo di Greene, uno che scrive talmente bene da avermi fatto innamorare della fisica (io che ne so meno di zero). Dategli una possibilità!!




Libreria successiva: nello scaffale in alto c'è una parte della mia collezione #Feltrinelli, il resto è nell'altra casa, per ora. Non sono edizioni pregiate, ma sono carine da vedersi tutte insieme:


Mentre decido dove sistemarli, qui abbiamo anche delle edizioni di fiabe e non che sono particolari: c'è il volume Favole di Victoria Frances che disegna da dio, Lo spiacevole ritorno dello zio Tibia (chi come me è figlio degli anni '80 sa di cosa parlo), una bellissima edizione di Alice in Wonderland (rilegata in pelle), la serie Piccole Ossa e Mortina e altre. Per i #funkopop che si intravedono un po' ovunque magari faccio un post a parte altrimenti questo non finirebbe più!


Sotto c'è uno scaffale fantascienza/horror con Matheson, Gaiman, Dick e con il box di Hellraiser che conteneva oltre ai libri anche il cubo malefico che dà inizio a tutto.



Sotto ci sono le poesie, con volumi di varie edizioni e case editrici, spesso doppi o comunque che contengono dei doppioni...ce ne sono parecchi in giro (è dura la vita per noi #bookmaniacs)... Da Alda Merini a Rimbaud, da Keats a Baudelaire, ogni tanto nella vita la poesia ci sta e basta.




Terza nuova libreria: la maggior parte di questi scaffali sono della mia dolce metà e c'è un motivo specifico per questa precisazione. Io detesto (in linea generale, non è sempre vero) i gialli e i thriller. Non li reggo proprio, mi annoiano a morte. Ovviamente ci sono regali eccezioni, vedi Agathina Christie a cui voglio tanto bene, libri sfusi tipo Il silenzio degli innocenti (ma di Harris solo quello) e pochi altri. Ad alcuni non darò mai una possibilità, ad altri forse sì (è il massimo che posso promettere).
Lo scaffale dei Maigret è in corso perché sono 15 e li stiamo prendendo a poco a poco (sono bellissimi a vedersi, ovviamente #Adelphi). Ho già calcolato lo spazio ed entreranno tutti su uno scaffale (*occhioni sbrilluccicosi*).



Seguono due scaffali di libri in lingua originale, uno dedicato a vari libri, tra cui Jaws (figo, più del film), THUG (stupendo sulla fiducia), una biografia di Jane Austen e un saggio molto divertente sui suoi romanzi (se leggete in lingua recuperatelo, in italiano non c'è). Vediamo anche il penultimo di Anne Rice, visto che la #longanesi ha deciso di privarci della traduzione delle ultime Cronache, stendiamo un velo pietoso) e uno dedicato al King of Horror (non poteva mancare): grandissime edizioni della Viking (le prime tre), tre della Hodder e Pet Sematary anche in audiobook (letto, scusate tanto, da Michael C. Hall, alias Dexter-tonight's-the-night).
C'è anche un libro piccino giapponese (ho scoperto dopo che è On writing), che ho comprato perché è un Birthday Book: ossia un libro di uno scrittore nato in un determinato giorno (si presuppone quello del possessore del libro stesso). Siccome io e lo zio siamo nati lo stesso giorno (FORSE l'ho già detto, scusate se mi lustro le unghie) ho DOVUTO comprarlo, voi mi capite sicuramente.


                    

Per lo zio non finisce qua, ovviamente. Essendo la sua fan numero 2 (non ci tengo a essere la prima...), non potevo non avere tutti i suoi romanzi-racconti-saggi-listadellaspesa. Una Billy (piccola) è dedicata tutta a lui (con tanto rispetto, sì). Dovrebbe mancare solo Buick8.



Benissimo. Possiamo passare all'altra parete, dove c'è una libreria grande e una piccola; della grande sono molto soddisfatta, perché sono riuscita a infilare tutti gli #Einaudi che possiedo e devo dire che vederli tutti lì mi fa un certo effetto benefico.
Il primo scaffale (un po' spurio in effetti, visto che ci sono anche tre #BUR e un #Mondadori) è dedicato ai classici (ed è forse il mio preferito). Mi dispiace che le mie foto non rendano giustizia a queste bellezze ma purtroppo sono un'incapace e non ci si può fare nulla!



Nello scaffale inferiore ci sono gli ET (altro formato, mannaggia a loro) e ritroviamo due dei miei scrittori preferiti, i due Mc: McCarthy e McEwan, diversissimi, ma strabilianti entrambi. Parliamo di robina tipo Trilogia della Frontiera (inchino richiesto) e Cortesie per gli Ospiti nonché Espiazione (scuuuuuuuusa). Alla fine ci sono anche Barnes e Kawabata (e che gli vuoi dire a Kawabata? Nulla!).


Nel ripiano inferiore c'è tutto Murakami (tutto tutto no, purtroppo ho cose nell'altra libreria, scusatemi se mi ripeto); Murakami è uno scrittore incredibile, e di lui ho quasi tutti i libri in doppia edizione. E qui devo dare PER FORZA la colpa alla #Einaudi: ma si può fare un'edizione bellissima (come quella qui sotto) dopo che uno ha comprato l'edizione precedente?!?!?!? Evidentemente sì, perché loro l'hanno fatto. E a me è toccato ricomprare tutto...purtroppo eh... Fortunatamente lo scaffale ha ancora spazio per quando usciranno gli altri libri che scriverà il caro Haruki-san (perché li stai scrivendo, vero??????).


Il primo libro della fila, L'Assassinio del commendatore, è diverso perché è illustrato da Noma Bar (oltre ad avere la copertina rigida) ed è semplicemente magnifico:

 

Ulteriore salto in basso e troviamo i SuperET (ma super perché sono alti e quindi non ci stanno nello scaffale degli ET???? Maledetti...) con un sacco di autori che mi piacciono molto, come Lansdale, McEwan, McCarthy, tomoni tipo 4321 di Auster e Infinite Jest di Wallace, Raymond Carver, Adichie, Niven e altri autori sfusi.

 

Poi ho metà scaffale dedicato a Baricco, perché a me come ben sapete fottesega se non piace a tutti, a me come scrive fa impazzire e lo leggo con piacere immenso. Tie'.


All'opposto ci sono alcuni libri "spuri" che devo ancora sistemare e non so dove, quindi sorvolo con classe...

Gli scaffali successivi purtroppo sono disordinatissimi, perché ci sono edizioni varie ed eventuali che non trovano collocazione altrove: #BUR, #mondadori (serie rossa), #garzanti, #TEA, #Newton, #Fazi, #Salani, #Corbaccio, #Rizzoli.
Di speciale menzione, non tanto per l'edizione quanto per il libro stesso, per Pomodori Verdi Fritti e Il Racconto dell'Ancella, strepitosi. Invece attenzione, la Rizzoli ha fatto uscire finalmente in Italia il diario di Aya-chan, ossia Aya Kito, Un Litro di Lacrime (e preparatevi a piangerle tutte e di più), il diario toccante e bellissimo di una ragazzina che si ammala di paralisi cerebellare. Straziante. Unico.
Qui c'è la sezione Umbertone Eco e altri classici sparsi. Una casa alla fine del mondo è il primo libro di Michael Cunningham che ho letto (ero all'università) e mi piacque un casino, tanto che poi comprai quasi tutti i suoi libri (non li ho tutti qui) che consiglio caldamente (anche quelli che non ho letto, sulla fiducia).





Passando alla libreria piccola, troviamo Anne Rice con le sue Cronache dei Vampiri (tutti tranne l'ultimo che acquisterò a breve in lingua originale per lo stesso motivo del penultimo). A me questa serie piace, anche se i libri non sono tutti allo stesso livello, ma chissenefrega, finché usciranno io li comprerò.
Poi lo scaffale Calvino: sei italiano, puoi prescindere da Calvino? NO.
Dopo Italone nazionale ci sono delle edizioni in lingua di classici che ho già, ma a me le edizioni #Collins piacciono da matti, quindi le ho prese lo stesso!




Poi finalmente posso mostrarvi Casa di Foglie, libro che ho cercato per ANNI e meno male che non l'ho trovato usato (come è successo per Tempesta Elettrica) perché la #66thand2nd l'ha ristampato in edizione pregiatissima che è stata mia al giorno zero.



Ultimi due scaffali, uno per altre edizioni #Adelphi (ma piccoli piccoli, perché non è che una casa editrice si può limitare a un solo formato, vero?!?!?!? Quindicimila bisogna farne...) e uno interamente dedicato a lui, il maghetto che ci ha fracassato i maron...ma no, cosa sto dicendo, il maghetto adorabile con il fulmine in fronte, insomma lui, Harry Pottah.




Ultimo ma non ultimo, sotto lo stereo, quale posto migliore per le biografie musicali! Come vedete, ormai lo scaffale è pieno, riderò molto quando ne avrò altri. Molto, molto.


Piccolo spazio (pubblicità) dedicato allo scaffale delle guide #LonelyPlanet (e poche altre), molto disordinato, lo ammetto (e anche incompleto, ahimè).


In ultimo un mini-scaffale dedicato ai libri che ho comprato in Giappone (non sono adorabili, così piccini??) e uno all'edizione in lingua originale del ventennale di Harry Potter (in costruzione, perché sono usciti solo i primi tre).


Le librerie con i soli libri sono finite (direte voi, era ora) ma, se pensavate che fosse tutto qua, resterete delusi (spero di no) perché quanto è vero che sono una bookmaniac, sono anche una fan del kindle: un dispositivo che mi permette non solo di portarmi dietro sempre tutta la mia libreria, ma di sottolineare tutto quello che voglio creandomi una cartella di ritagli. Cioè, scusate ma io *occhi a cuore*!!
Ho due tipi di kindle, il mio primo touch acquistato a giugno 2012, mai abbandonato, e il paperwhite di dicembre 2015, che mi permette di leggere al buio senza bisogno di lampadina. Insomma, un sogno.
Nelle varie cartelle sono suddivisi un migliaio di libri, della maggior parte dei quali ho anche la versione cartacea. Di alcuni non la avrò mai, di altri prima o poi sì. Insomma è tutto un divenire!!
Il kindle è anche il luogo ideale per i guilty pleasure, i libri di cui ci si vergogna, con cui non vorremmo MAI E POI MAI essere viste.
Ecco, io un paio di volte l'anno ho bisogno di leggere dei libri che so che sono delle emerite schifezze, ma ne sento comunque il richiamo imperativo. È così che ho letto la trilogia delle sfumature, alcuni volumi presi completamente a caso mentre erano a 0 euro (non pagherei mai per sta roba) su amazon&co e cose del genere. Mi diverto a demolirli, cosa posso farci.
Per me non vale assolutamente il detto "basta che leggi": ma caxxo dici????? No, che non basta! Bisogna fare attenzione a quello che si legge perché un conto è leggere Harry Potter a 12 anni, un conto Tuailait. Insomma eh, non facciamo confusione!!

Adesso abbiamo davvero finito.
Se vi interessa, il post successivo è  sulla seconda parte del tour, con le mie librerie dei fumetti (sarebbe stato davvero troppo lungo fare un post con tutto).
Se avete suggerimenti per eventuali modifiche o idee per ordinare i libri in maniera diversa, io sono qua e sono tutta orecchie!

Anarchic Rain