AUTORE: Stephen King
EDIZIONE: Hodder&Stoughton
PAGINE: 1008
VERSIONE LETTA: kindle
VALUTAZIONE IN DECIMI: 7 e mezzo
Altra raccolta di novelle per il Re del Maine, la seconda dopo Different Seasons, che non ha nulla da invidiare a quest'ultima, secondo me, su un piano puramente stilistico.
La differenza è che qui ci sono quattro novelle che possiamo tranquillamente categorizzare come horror, senza nemmeno pensarci su.
Sono belle storie, piacevoli da leggere (spaventosamente piacevoli) e scritte con la mano ferma e puntuale dello zio.
Con un metodo che ormai ho consolidato, vediamole una per una.
I Langolieri: la domanda da cui è partito lo spunto per questa novella è sicuramente "cosa succede al presente quando diventa passato?". Dove va a finire il mondo del "giorno prima"? La risposta è semplice e i nostri protagonisti stanno per scoprirlo (nel peggior modo possibile): il passato viene "ripulito" da una sorta di "spazzino temporale", un'orda incredibile di esseri non demoniaci, non malvagi, che divorano il mondo appena passato.
Leggere l'avventura di questi dieci personaggi il cui aereo viene "dirottato" nel passato il giorno prima di partire per Cracovia in aereo non è stato molto furbo da parte mia! Ma mi ha dato quel brivido in più durante il volo (e durante un bel vuoto d'aria che ha fatto tremare per qualche secondo qualsiasi cosa)!
La cosa che mi è piaciuta di più è stato il ritmo sempre incalzante, che non perdeva mai un colpo, anzi, ne aggiungeva di nuovi; Craig e Dinah sono tra i personaggi più belli che King ha creato in meno pagine: il primo è un uomo che ha più problemi psicologici di quanti se ne possa contare, la seconda una ragazzina di dieci anni cieca che vede meglio di qualsiasi altro superstite dell'aereo.
Il finale è l'unica cosa che lascia perplessi, una trovata un po' ingenua per risolvere la situazione, ma ormai sappiamo benissimo che i finali del Re spesso non sono il motivo per leggere una sua storia (scusa, zio, ma bisogna dirlo!).
Finestra segreta, giardino segreto: il tema del doppio nei romanzi di King è quasi sempre presente, a volte in modo più esplicito (The Dark Half) a volte meno (l'Arnie di Christine). Qui torna protagonista, solo che stavolta non ne siamo consapevoli, almeno non per un po'. Mi è piaciuta moltissimo questa novella, forse è quella che preferisco delle quattro, perché l'approfondimento psicologico di King è ai suoi massimi livelli. Entrare nella mente di una persona che si sta sdoppiando (o si è già sdoppiata) non è cosa di tutti i giorni, non così, non come se sapesse con esattezza matematica quello che succede a una psiche quando si spezza. E' affascinante seguire la discesa di Mort negli inferi mentali autoinflitti. E alla fine non gliene facciamo una colpa, non si può, così come anche la sua ex-moglie non lo fa. Una persona malata è giustificabile di tutto? Giuridicamente in parte, ma moralmente forse possiamo aumentare la dose.
Il poliziotto della biblioteca: santocielo, quanta strizza mi ha messo questa novella! Se la precedente è quella che mi è piaciuta di più, questa senza dubbio è quella che mi ha fatto più paura! Perché? Perché io ho sempre pensato che la biblioteca fosse un rifugio, un luogo in cui poter stare in pace, con l'unica compagnia dei libri, che sono compagni notoriamente silenziosi e innocui (almeno, all'apparenza). Invece no. King ribalta lo stereotipo della biblioteca di 180°. Quando un essere demoniaco (è possibile considerare Ardelia altrimenti?) prende possesso di una biblioteca quanti orrori ne possono scaturire? Tanti ovviamente, ma lo zio, come sempre, ci ricorda che i peggiori orrori sono quelli umani: così il poliziotto della biblioteca di Sam-bambino diventa l'orrore che lo perseguita da adulto. Ardelia sfrutta il suo passato per soggiogarlo. Ma per fortuna, lo zio ci ricorda anche che la forza per combattere è dentro ognuno di noi, per quanto stanchi o abbattuti o braccati siamo. Ricordarcene è la vera battaglia.
Il fotocane: molto horror e molto King vecchio stampo (erano gli anni '90 in fondo). Una macchina fotografica che riproduce qualcosa che non è davanti all'obiettivo, ma che può saltar fuori e soddisfare la sua sete di morte. Questo è il racconto più debole dei quattro, per me. Kevin è un buon personaggio ma non abbastanza interessante. Insomma alla fine non me ne sarebbe importato nulla se fosse morto (e chissà che non succeda, magari in un'altra novella). Però le pagine sono volate lo stesso, il personaggio migliore è senza dubbio Pop Merrill (anche per le connessioni a vari altri libri di King, in fondo siamo sempre a Castle Rock!).
Da leggere o non leggere? Ovviamente da leggere. Il ritmo di ogni novella e l'indagine psicologica dei personaggi che contraddistingue King sono due ottimi motivi per tuffarsi in queste pagine senza se e senza ma. Sono più di mille ma ne valgono assolutamente la candela!
Anarchic Rain
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