Finalmente ho letto questo libro così chiacchierato, contravvenendo un po' ai miei principi (aspettare che l'onda primaria del successo passi per vedere se era tutta fuffa), ma ho una sfida in corso (olimpionica) e quello che ho a casa deve bastare...
E allora? Era tutta fuffa?
Difficilissimo rispondere a questa domanda. O meglio, per essere difficile, forse la risposta è no, altrimenti che ci vorrebbe a dire "che libro ridicolo!".
Partiamo dalle cose facili (e non sempre ovvie, specie nel panorama editoriale odierno): è scritto bene. C'ho messo circa sette ore a leggerlo da capo a piedi (non è lunghissimo, ma raggiunge il dignitosissimo numero di trecentoottantaquattro pagine, se ne togliamo una ventina per le foto, che sono la parte più interessante, comunque è un discreto numero) e devo dire che la lettura in sé è stata piacevole. Nonostante degli anacronismi intrinseci (secondo me l'età del nonno a un certo punto si confonde, da dodici anni che dovrebbe avere, se ne ritrova almeno venti, suppongo per esigenze di copione, ma è un po' incasinato questo punto, o sono io che non ho capito bene), è anche una buona storia, centrata su Jacob e sui "bambini" speciali che trova in una casa-orfanotrofio seguendo le indicazioni del nonno defunto.
Sono anche un po' curiosa di vedere ciò che Tim Burton ne ha fatto, ma non muoio di curiosità ecco.
A parte questi due punti a favore, ci sono cose che non sono proprio nelle mie corde: quello che fanno i bambini speciali è totalmente fine a se stesso, non serve a niente e a nessuno, nemmeno a loro. Sono nati così e si porteranno per sempre questa croce dietro. Inoltre, nonostante quello che si afferma nel retrocopertina, questo romanzo non è un incrocio tra Harry Potter e David Lynch (poi mi spiegate che razza di accostamenti sarebbero, eh, forse sono troppo stupida per capirlo), sembra più vicino a Labyrinth.
Le storie di maghi e simili non mi hanno mai affascinato, nonostante possa aver trovato piacevole leggere le loro storie quando scritte bene. Nemmeno da piccola, in effetti. E ripeto, questa passione per le trilogie proprio non la capisco. Non so se leggerò gli altri due, questo poteva essere carino perché novità, ma altri due così, mah. Forse gli darò il beneficio del dubbio.
Leggero sì o leggerlo no? Se avete tredici anni probabilmente vi potrebbe appassionare, se ne avete...diciamo, più di trenta...magari no.
Anarchic Rain
PS: la cosa buffa è che anche in questo libro, come nel precedente di King, ho trovato un riferimento a Jeffrey Dahmer, un serial killer americano, che in questa finzione sarebbe uno Spettro. Non è una buffa coincidenza?
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