martedì 31 agosto 2021

Ogni tanto due chiacchiere, ma sempre sui libri

 Bentrovati a tutt* quell* che ancora mi seguono, anche se suppongo non siano poi così tant*! Siamo sempre stati poch*, ma visto che ho un po' abbandonato il blog per tantissimi motivi (primo tra tutti, il lavoro) credo siamo ancora meno di prima 😅

Userò questo nuovo post per aggiornarvi sui libri che ho letto e sulle avventure (sempre librose) che ho in corso.

E' stato un anno abbastanza proficuo, perché nonostante il lavoro sono riuscita a leggere molto e molto differenziato! Dal Giappone all'Italia, all'America (nord e sud), alla Russia. E ancora non ho finito, anzi!

Per prima cosa vorrei raccontarvi dei gruppi di lettura a cui sto partecipando (e di cui sono a dir poco entusiasta!): 

- primo tra tutti, il #GenjiBookclub di Dafne (se amate il Giappone seguitela sui social, è fantastica!): in pratica leggiamo un capitolo a settimana del romanzo più famoso (e antico) del Giappone, il Genji Monogatari (La storia di Genji) e lo commentiamo su discord, poi il sabato Dafne fa una live sul suo canale youtube (mai una soya) in cui riassume il capitolo e risponde alle nostre domande. E' un gruppo molto interattivo e assolutamente non noioso, nonostante le 1300 pagine del tomo! Io lo sto amando, abbiamo superato ampiamente la metà e lo finiremo entro fine anno. Non mi è mai capitato di essere così tanto coinvolta in un gruppo di lettura;

- Filomatheis Alexandrou, ossia il gruppo nato su instagram e continuato su telegram, in cui leggiamo libri su Alessandro Magno, che siano fiction o saggi biografici; grazie a questo gruppo, sto smaltendo i libri accumulati sullo scaffale Alessandro;

- Racconto è bello, un gruppo telegram in cui ogni mese si legge un libro di racconti, di solito snobbati in favore dei romanzi! Ho scoperto in questo modo un autore di cui poi ho recuperato anche i romanzi, Maugham (sì, lo so, arrivo sempre in ritardo!!);

- l'ultimo ma non ultimo, anche se non si può chiamare propriamente book club, essendo composto solo da me (!), è quello su Dostoevskij: sto leggendo in ordine cronologico tutta la sua opera e le lettere (altro tomone di 1300 pagine pubblicato un annetto fa dal Saggiatore); sto apprezzando tantissimo ogni sfumatura dello zio Fedor, lo amavo prima ma ora lo sto vivendo in maniera diversa.

Su ognuno di questi gruppi, farò dei post a parte, perché ognuno lo merita! Per adesso mi limiterò a fare una carrellata veloce sui titoli che ho letto finora, sperando di incuriosirvi almeno con qualcuno di questi:

Haruki Murakami: Abbandonare un gatto, un brevissimo racconto autobiografico sulla figura paterna;

Andrea Kerbaker: Lo scaffale infinito, bellissimo saggio sui VERI collezionisti di libri;

Pier Vittorio Tondelli: Camere separate, che racconta la storia di un uomo gay negli anni '80, struggente, amaro, ma bellissimo;

William Somerset Maugham: Storie ciniche, racconti per palati sarcastici, assolutamente imperdibili;

Queen-Opera Omnia: la storia delle canzoni dei Queen, stupendo, ogni amante dei Queen dovrebbe leggerlo;

Flannery O'Connor: Il cielo è dei violenti, ossia il volto oscuro di dio, molto bello;

Qui giace un poeta: sessanta racconti di scrittori che visitano le tombe di scrittori famosi;

Zadie Smith: Questa strana e incontenibile stagione, brevissimi saggi sul 2020;

Samuel Fisher: Il camaleonte, un libro scritto da un libro! Divertente e dolce, leggetelo!

Katharina Volckmer: Un cazzo ebreo, un libro che è strepitoso e che va letto assolutamente, rimarrete estasiati, a bocca aperta, con le lacrime agli occhi.

Giancarlo Pastore: Un giorno uno di noi, altro libro a tema lgbtq+, che a me non ha preso, scritto bene ma niente di più;

David Graeber: L'utopia pirata di Libertalia, ossia un altro titolo di Eleuthera, che è diventata una delle mie CE preferite! Ci sono tantissimi saggi su anarchia, clima, acqua, sociologia, storia...qualcosa che vi interessa lo trovate per forza!

Chiara Deiana: La stagione più crudele, primo romanzo di formazione letto nel 2021, è l'esordio di una scrittrice che secondo me ha un sacco da dire e sa pure come farlo, quindi leggetelo!

Stefan Zweig: L'obbligo, ossia non potevo lasciar correre un anno senza Zweig, non scherziamo. La mia copertina di Linus per i tempi bui; anche con questo racconto mi ha preso al cuore;

Rossana Soldano: Come anima mai, un romanzo abbastanza lungo e scorrevole, una storia d'amore tormentata tra due ragazzi in clima seconda guerra mondiale, molto toccante;

Marghanita Laski: Sulla chaise-longue, un breve racconto gotico di possessione, coinvolgente, scorrevole, una lettura ultra piacevole;

Morten Brask: La vita perfetta di William Sidis, uno dei libri migliori del 2021, sul podio, di certo; l'ho divorato, mi ha fatto piangere, ridere, incazzare, leggetelo senza se e senza ma!

Stephen King: di King e su King ho letto tre saggi, ossia Guns, un suo saggio sul problema (gravissimo) delle armi in USA, Dentro al nero che sono tredici letture di IT da parte di altrettanti scrittori italiani, Negli States con SK un bellissimo e troppo breve saggio di Orazio Labbate che fa un po' un excursus dei libri più famosi del Re;

Jan Brokken: Nella casa del pianista, ecco se esistesse un premio per il libro più struggente del 2021 lo vincerebbe lui a mani basse; leggete questa meraviglia, è bellissimo;

Libri, istruzioni per l'uso: un saggio sui libri perch,é sì, ok, noi li leggiamo, ma sappiamo veramente come sono fatti?!

Philip Roth: Il professore di desiderio, eccomi qua al mio esordio con Roth...non mi ha convinta particolarmente, ma non demordo, è chiaro che devo leggere altro per capirlo meglio;

Shahram Khosravi: Io sono confine, un saggio di nuovo targato Eleuthera sulla migrazione, visto con gli occhi di un migrante, che dall'Iran fugge in Svezia e diventa professore universitario di antropologia, da leggere e far leggere;

Colin Ward: L'anarchia, un approccio essenziale, idem come sopra, il titolo è auto-esplicativo, se siete interessati/incuriositi leggetelo, ha una bibliografia di tutto rispetto;

Tiffany McDaniel: L'estate che sciolse ogni cosa, ossia il caso editoriale dell'anno (quasi), a me non ha convinto fino in fondo...troppa carne al fuoco, poca gestione dei personaggi e della storia, descrizioni troppo lunghe e ripetitive; ma la storia cattura eccome, quasi 400 pagine che se ne sono andate in 2 giorni, scorre e bene, ma speravo in qualcosa di più;

Anja Trevisan: Ada brucia, porca miseriaccia che libro! Una storia atroce ma raccontata benissimo, non so come fare a consigliarlo, ma non so come fare a NON consigliarlo!

Maurizio Fiorino: Macello, ossia ahio che dolore queste poche pagine; una storia nuda e cruda, che puzza e fa malissimo, ma da leggere assolutamente.


Ecco qua, carrellata finita!! Di Dostoevskij parlerò quando finirò di (ri)leggerlo, idem di Genji e Alessandro.

Spero non vi siate annoiati troppo, prometto di tornare a fare post singoli più dinamici!

Anarchic Rain

giovedì 4 marzo 2021

Quando l'unica cosa di cui essere grati è essere riuscita a finire il libro...

TITOLO: Grazie per il fuoco 
AUTORE: Mario Benedetti 
EDIZIONE: La Nuova Frontiera 
PAGINE: 263 
VERSIONE LETTA: cartacea 
VALUTAZIONE IN DECIMI: 5--
Premessa doverosa: a me gli scrittori sudamericani non piacciono e questa è una verità che devo per forza, universalmente, riconoscere. Saranno bravi, saranno geni, ma per me sono noiosi da morire e quello che devono dire lo dicono anche altri e pure meglio.

Detto questo, non sia mai che non ci provi almeno una volta. O anche più di una. Perché io c'ho provato, e manco poco: ho tentato innumerevoli volte di leggere Marquez e la Allende, per esempio, partendo dai loro capolavori riconosciuti, passando per quasi tutti gli altri loro libri...ebbene, non ne ho concluso uno, perché santocielo che pa**e! Però io sono cocciuta, non demordo e, ascoltando il consiglio del mio libraio preferito, ho comprato questo libro. E l'ho letto. Dalla prima all'ultima pagina.
Mi ci sono impegnata tantissimo e sono giunta a questa conclusione: gli scrittori sudamericani non fanno per me. Ora veniamo al romanzo. Ci sono punti positivi, punti molto positivi e molti, troppi punti negativi.

La storia: positivo. Un uomo medio, Ramon, è succube (lui e l'intera nazione, a quanto pare) di un padre despota, fascista e insensibile. Mettiti in fila, caro. Ma è comunque una storia universale. Per liberarsi dal suo giogo, decide (o almeno sembra decidere) di ucciderlo. Ovviamente nel mezzo c'è tutta una vita (o molte vite), tra flashback, sogni e speranze (tutte infrante).

La scrittura: molto positivo. Se sono riuscita ad arrivare alla fine è perché la scrittura comunque prende, è scorrevole ma non semplice, ci sono periodi complessi e quasi stream of consciousness, ma sempre comprensibili e mai troppo surreali. Alcune descrizioni sono davvero toccanti e i dialoghi tra Ramon ed Edmundo (suo padre) così realistici e ben costruiti che li ho riletti parecchie volte, solo per apprezzarli nella loro vera interezza.

Poi, ahi ahi, arriviamo alle note dolenti: i personaggi femminili. Non pervenuti. E' vero che noi leggiamo la storia dal punto di vista di Ramon (tranne l'ultimo capitolo e uno nel mezzo), ma possibile che la moglie sia capace solo di prendere corna e la moglie del fratello di trovare Ramon irresistibile?! Ma dove?! Il discorso che le fa lui per convincerla ad andare a letto insieme è ridicolo (come poi ci riesca davvero rimane un mistero della fede, io fossi stata in Dolores l'avrei mandato all'inferno in tre nanosecondi). Capisco che è un libro ambientato nei primi anni '60 e scritto nel 1965, ma mi disturba parecchio la visione del femminile che ne fa Benedetti (pur attraverso un pusillanime come Ramon). 

Tralasciando le donne, veniamo alla trama: forse sto per dire l'eresia delle eresie, ma a me sto libro ha ricordato troppo Rebecca di Daphne Du Maurier. Ramon vuole ammazzare il padre perché questi l'ha messo di fronte a se stesso e ai suoi difetti, alle sue ipocrisie. Non difetti ed ipocrisie gravi, ovviamente, ma quando qualcuno punta il dito su quel particolare che ci dà più fastidio, tutto si ingigantisce. Ebbene, Ramon non sopporta di essere deriso dal padre e, incapace di difendersi a parole o semplicemente di distaccarsi mentalmente da questa figura ingombrante, decide non solo di ucciderlo, ma addirittura di farlo in nome di suo figlio se non del suo Paese. Sì, vabbè, è arrivato mister De Winter dei poveri. L'onore di Manderley non può essere infangato da una donna di facili costumi, nè da un divorzio, meglio un uxoricidio impunito. Riecco che mi sale il crimine.

Le uniche cose sensate del romanzo, paradossalmente, le dice proprio il mostro da uccidere, Edmundo. Quando dice al nipote che è abbastanza ridicolo con le sue idee rivoluzionarie perché "voi credete che la rivoluzione sia andare in giro senza cravatta": frase di un'attualità assurda, in un mondo in cui tutti cercano di essere diversi senza capire che anche questa è omologazione. Oppure quando si confessa a Gloria, dicendo "da ragazzo pensavo di voler sapere dove si trovava il fondo di questo paese, perché solo sapendo dove c'è il fondo vero ci si può appoggiare": ma il fondo non esiste perché troppo forte è l'avidità umana (che lui ovviamente ha continuato a sfruttare e continuerà forse negli anni a venire).

La disanima che fa del figlio è impietosa eppure è l'unico ad averci visto giusto su di lui. Indovina persino l'idea di assassinarlo e anche che non la metterà in pratica, nonostante quasi ci speri. Perché? Perché Ramon secondo lui è una grande occasione mancata, una persona intelligente che non ha sfruttato le sue doti. Ramon stesso non è poi così diverso da suo padre quanto crede. Ama il denaro quanto lui, l'unica differenza è che lui non si vuole "trasformare in un latifondista o speculare in Borsa". Ah beh, allora.
Purtroppo anche Edmundo scade nel patetismo alla fine, dicendo che il Paese va in malora perché nessuno tira fuori le pa**e per ucciderlo, che persino suo figlio ha preferito suicidarsi per non macchiarsi di parricidio e affrontarne le conseguenze: "se muoio tranquillamente [...] vorrà dire che questo paese è fregato". Se lo dici tu.
A me questi personaggi sbruffoni, che si arrogano il diritto di fare il bello e il cattivo tempo e che pensano di essere il bandolo della matassa delle vite di tutti, mi stanno proprio sul groppone, mi piacerebbe dargli una scrollata e dirgli di ridimensionare il loro ego spropositato.
Ho letto la postfazione e ho capito cosa a grandi linee voleva fare Benedetti con questo romanzo, ma onestamente il risultato non mi è piaciuto, soprattutto ho detestato ogni singolo personaggio, forse Gloria un po' di meno degli altri, ma nemmeno troppo. Il titolo poi mi sembra una presa in giro (forse voleva davvero esserlo), perché di fuoco c'è poco o niente, al massimo un po' di cenere bagnata dalla pioggia. Tanto fumo, quello sì, ma niente arrosto. Quindi per me è no, grazie di nulla.

Anarchic Rain