domenica 25 novembre 2018

Opere prime e come evitarle...

TITOLO: Parlarne tra amici
AUTORE: Sally Rooney
EDIZIONE: Einaudi
PAGINE: 304
VERSIONE LETTA: kindle 
VALUTAZIONE IN DECIMI: 4 e mezzo

Ecco un altro esempio di come una scrittura tutto sommato scorrevole e corretta non fa di un libro per forza un buon prodotto.



L'autrice, nonostante sia abbastanza giovane (classe '91), scrive bene ma non è lesbica. E il problema è tutto lì. Non ho capito, alla fine del libro, se voleva scrivere una storia di confusione sessuale, di crescita sessuale o di identificazione sessuale. Non ha scritto nessuno dei tre. Semplicemente, la protagonista, Frances, molto legata alla sua amica di sempre, con cui ha avuto una relazione al liceo, a un certo punto inizia una relazione con un uomo sposato. Poi finisce e lei torna dalla sua amica. Ma poi lui torna. Insomma, qua non si tratta di confusione. Si tratta di una ragazza di ventuno anni che non vuole stare da sola, nonostante tutte le sue pose, e che non ama nessuno dei due, ma solo se stessa.
Sono troppo dura?
Quello che voglio dire è che se vuoi scrivere di una relazione omosessuale non devi infarcirla con un'altra eterosessuale, solo per renderla fruibile a tutti. E se vuoi scrivere di una relazione eterosessuale non devi infarcirla con un'altra omosessuale, solo per seguire la moda del momento o per creare qualcosa di "alternativo". Non è alternativo. E' sciocco. O forse infantile.

O forse non mi ricordo io com'ero a ventuno anni.

Tra l'altro la protagonista, questa aspirante poetessa/scrittrice in una Dublino che avrei gradito vedere di più tra le righe, mi pare la classica tipa che lascia le cose a metà. Ogni tanto si ferisce (le braccia soprattutto), senza che questo significhi molto nell'economia del libro; scopre di avere l'endometriosi, ma non si risolve a dirlo a qualcuno (salvo nelle pagine finali) o a prendere provvedimenti (i medici le hanno suggerito la chirurgia); ha un rapporto a metà con Bobbi, la sua amica, e con Nick, il suo amante; madre e padre non pervenuti (stanno sullo sfondo, danno soldi). Insomma una persona inconcludente che non posso ammirare né in cui posso rispecchiarmi (spero).

Alla fine questo libro mi è sembrato una storia "appesa", senza capo né coda, solo abbozzata. Le critiche entusiaste mi avevano quasi fuorviato, sono stata poco furba a farmi convincere.
Ma non mi ha portato via molto tempo, quindi va bene.

Leggere questo libro? Mah, non saprei a chi consigliarlo, onestamente. Se vi va, leggetelo, ma non prendetelo sul serio, per carità.

Anarchic Rain

C'è qualcosa che non riusciresti mai a rifiutare, nemmeno in cambio della tua anima?

TITOLO: Needful Things
AUTORE: Stephen King
EDIZIONE: Viking
PAGINE: 690
VERSIONE LETTA: cartaceo e kindle
VALUTAZIONE IN DECIMI: 9

Per dovere di cronaca, dico subito che ho letto questo libro metà in inglese e metà in italiano, perché non avevo la copia ebook e quando ero fuori casa non riuscivo a staccarmene. Ma è stata in entrambi i casi un'esperienza mistica.
Non scherzo, davvero, credo di poter affermare che questo è uno dei libri più belli del Re del brivido, probabilmente da top 5. 



Lo zio ci ha abituato già a romanzi corali, cito in ordine cronologico Salem's lot, The Stand, It e The Tommyknockers, quindi non è assolutamente una sorpresa che riesca nel difficile compito di descrivere decine di personaggi e farli interagire.
Ma a differenza dei precedenti romanzi, questo è molto particolare: una sonnolenta Castle Rock (tipico paesino di provincia) viene letteralmente sconvolta dall'arrivo di uno straniero che apre un negozio, Needful Things, appunto. 
Cosa c'è di così necessario nelle cose che vende? Ah, qui si apre il mondo, è il punto cardine del romanzo.
Il caro signor Leland Gaunt vende fumo. Fuffa. Polvere. In realtà vende distruzione. E' la sola cosa che sa fare bene, arrivare in un posto tranquillo, in cui la gente più o meno si conosce tutta, e mandarlo in rovina. Dove passa lui non cresce più vita.
C'è da chiedersi se nell'affare di Sodoma e Gomorra c'entrasse lui, in qualche modo.

Ma stavolta gli va male. Stavolta c'è un elemento (o due) che gli rompe le uova nel paniere. Uno dei miei personaggi preferiti di King, Alan Pangborn, sceriffo della Rocca. Lo abbiamo incontrato per la prima volta in The Dark Half.
Alan è un Pistolero, uno che avrebbe tranquillamente potuto trovarsi al di là di una delle porte introvate della Torre Nera, per aiutare Roland ad arrivare alla sua meta. Alan, con i suoi giochi di prestidigitazione, con le sue ombre cinesi, la sua mente intelligente. Con il suo passato schiacciante, che quasi lo annienta. 

King ci descrive ogni personaggio nella sua interezza, per quanto arduo possa sembrare: il bambino di 11 anni che vive una situazione particolare a casa (la madre un po' svanita, fanatica del gossip, il padre che lavora in continuazione e il fratello che lo considera un eroe), la dolce pulzella che soffre gli allucinanti dolori di un'artrite precoce e ha un passato che vorrebbe tener segreto, l'ubriacone del paese con i suoi problemi relativi al tenersi stretto un lavoro e tenersi lontano dai bar, la pecora nera (Ace Merrill, che abbiamo già avuto il dispiacere di conoscere nella prima raccolta di novelle, Different Seasons) che torna improvvisamente ubbidendo a un ordine telepatico. Lo sceriffo con un gravissimo lutto nel suo passato che tenta di rifarsi una vita.
Tutti loro si sentono attirati dal nuovo negozio e ognuno ne esce cambiato. Il signor Gaunt sa esattamente quali tasti premere per far scoppiare la scintilla.
E la scintilla scoppia.
E innesca una serie di micce preparate appositamente fino all'inevitabile esplosione finale.

Alan, nonostante per un attimo sembri cadere anche lui nella rete di quel vecchio ragno infernale, riesce per un pelo a salvarsi, grazie a Polly, anche lei salvatasi per un niente dall'inevitabile...cosa? Perdita dell'anima, ovviamente. 
Il vecchio ragno (scusate, ma non faccio altro che pensarlo così, nonostante non assuma mai tale forma) altro non è che un collezionista di anime, un Satana itinerante che miete il cuore delle persone.

Devo di nuovo star qui a dirvi quanto è superlativo King a dipingere tutto ciò? Devo davvero, in tutta onestà, ripetere quello che ormai dovreste sapere anche voi che mi leggete ogni tanto, che King è un bulldozer, una scavatrice dell'animo umano come non se ne vedono da secoli (per dire una blasfemia, da Dostoevski, diamine!), un martello pneumatico che arriva sempre in fondo al problema? 
E qual è il problema?
Beh, a voler essere semplicistici, il problema è che la razza umana è egoista di fondo. Ma all'egoismo ci aggiunge un serio problema di fiducia nel prossimo, una dose di invidia e una punta (ma proprio una punta) di cattiveria. Mescolate e otterrete ogni città, paese, borgo del mondo.
Leland Gaunt si approfitta da tempo immemore delle debolezze umane, ma stavolta Alan Pangborn gli si para davanti, con tutta la determinazione del Bianco. E ovviamente vince.

Leggete questo libro. Sono pagine cariche di sentimenti, quasi mai positivi, che forse vi spingeranno a riflettere, a scavare dentro voi stessi, ad ammettere cose e cercare di correggerne altre.
Fatevi questo favore, può darsi che ve lo meritiate persino.

Anarchic Rain