sabato 27 ottobre 2018

Una lettura contrastante, rovinata da un finale "indegno"

TITOLO: Maschio bianco etero
AUTORE: John Niven
EDIZIONE: Einaudi
PAGINE: 362
VERSIONE LETTA: kindle 
VALUTAZIONE IN DECIMI: 6-



La prima sensazione che ho avuto quando ho chiuso il libro (in questo caso, il kindle, ma è lo stesso) è stata di "stranezza".
Sì, è un libro strano, che si potrebbe descrivere con molti aggettivi, alcuni spesso in netto contrasto: accattivante e snervante, per esempio. Fresco e banale, eccone un altro.
Sono molto in difficoltà a dare un voto.

L'ho iniziato per vari motivi. Ce l'ho da un po' in wishlist, da quando ho terminato A volte ritorno, che mi è piaciuto abbastanza. Di questo mi incuriosiva il titolo. Inoltre quest'anno ho difficoltà a leggere, una sorta di "blocco del lettore" molto prolungato che non mi impedisce di leggere qualche libro, ma non tutti quelli che vorrei. Speravo che la scrittura di Niven mi sbloccasse un po', come ha fatto a marzo Chiamami col tuo nome.

In effetti c'è da dire che l'ho letto tutto d'un fiato.

Ma non posso usarlo come metro di giudizio. Molti libri ho letto d'un fiato ed erano delle ciofeche.
Questo in particolare non è una ciofeca, ma non so come classificarlo. Bah, parliamone, va', magari mi chiarisco.

Il protagonista, Kennedy, è il prototipo che quello che le donne odiano nel maschio bianco etero: narcisista, egoista, distratto, maleducato a volte, poligamo. Insomma uno concentrato solo su se stesso, uno per cui non esiste nulla all'infuori del suo benessere.
E allora perché ho continuato a leggere fino alla fine?
Perché quel coglionaxxo di Kennedy è tutto (davvero tutto) tranne che sleale. E' uno scrittore che sa come si scrive, anche se non lo fa da un po', perlomeno non seriamente (riscrive sceneggiature a Hollywood, per intenderci) e sa perfettamente che la sua vita è un guscio vuoto. E gli sta bene così perché, visto che sa di non volersi impegnare, non finge nemmeno. E a volte l'ipocrisia e il ridicolo della sua vita e di quella delle persone accanto a lui lo mandano fuori di testa (la differenza tra lui e gli altri è che lui lo accetta e non cerca scuse). Forse è questa sua "onestà" che me lo fa star simpatico nonostante sia il prototipo del maschio bianco etero E sciovinista.

Il libro è veloce, poco impegnativo, scritto benissimo, e segue Kennedy nel periodo di svolta (materiale e intellettuale) della sua vita: il tragico ritorno a casa (nel Vecchio Continente). Rivedersi con la ex-moglie, la figlia, il fratello, la madre. Fare i conti con il passato? Forse. Cambio di lavoro (almeno per un anno). Affrontare il futuro? Sembrerebbe.

La cosa che mi ha lasciato un po' così, stordita, è il finale. Quando tutto sembrava puntare verso una direzione (anche abbastanza logica, anche se tragica e forse un tantino patetica), ecco che arriva bruscamente la sterzata a centoottanta gradi.
Mi è piaciuta? No, onestamente non posso dire che mi sia piaciuta. Forse è proprio in quelle ultime pagine che è nascosto il motivo per cui sono così in bilico nel mio giudizio.

E veniamo al dunque: lo consiglierei? Se siete in vena di leggerezza, è comunque un libro scritto bene, le pagine volano e ci si fanno due risatine. Se avete voglia di leggere qualcosa di bello...beh, magari ci sono altri libri oltre questo ;)

Anarchic Rain

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