TITOLO: Uccelli di rovo
AUTORE: Colleen McCullogh
EDIZIONE: Bompiani
PAGINE: 560
VERSIONE LETTA: cartacea
VALUTAZIONE IN DECIMI: 6 e mezzo
There is a legend about a bird which sings just once in its life, more sweetly than any other creature on the face of the earth. From the moment it leaves the nest it searches for a thorn tree, and does not rest until it has found one. Then, singing among the savage branches, it impales itself upon the longest, sharpest spine. And, dying, it rises above its own agony to out-carol the lark and the nightingale. One superlative song, existence the price. But the whole world stills to listen, and God in His heaven smiles. For the best is only bought at the cost of great pain.... Or so says the legend
Avevo sì e no dieci anni quando vidi per la prima volta lo sceneggiato televisivo, alla faccia dei bollini rossi (che all'epoca ovviamente non c'erano) e dei genitori che proibiscono tutto (lo vidi con mia madre). Rimasi folgorata dalla storia. Già all'epoca non mi quadrava la storia del celibato dei preti, per cui non ho avuto nessuno shock nel vederne uno innamorarsi (che poi, diciamocelo, mica scemo il pretino a scegliersi Rachel Ward...per dire, eh). Quando scoprii, da adolescente, che la serie era tratta da un libro, ovviamente il mio primo pensiero fu procurarmelo. Non ricordo nemmeno dove lo trovai, ma lo lessi tutto d'un fiato, più volte.
La storia dura quasi cinquant'anni, mi pare, e segue la vita della famiglia Cleary, in un'Australia che non ha nulla del paradiso dell'immaginario collettivo, almeno all'inizio.
Padre, madre e sei o sette maschi più un'unica femmina, Meghan, o Meggie, come le piace farsi chiamare. Paddy è un grandissimo lavoratore e come lui tutta la sua prole, ed ha una sorella che dire ricca è poco, che non lo caga di striscio finché non sente di stare per morire. Allora si prende lui e tutto il cucuzzaro a Drogheda con sé (mica nella villa, ci mancherebbe, in una dependance) e cerca di insegnargli a fare il ricco signorotto delle praterie.
A che scopo poi, non si capisce, considerando che lascia tutti i suoi milioni e Drogheda alla Chiesa, nella persona di padre Ralph de Bricassart, un bellissimo, giovane prete che ha sopportato per anni le facezie, le cattiverie e le frecciatine di Mary (la sorella di Paddy).
Seguiamo quindi le loro vicende attraverso fughe, morti, matrimoni e nascite.
Nel complesso, possiamo dire che poche famiglie sono sfigate quanto i Cleary: perdono quasi tutti i figli maschi (a volte per cose davvero sceme) e i due che rimangono sono così attaccati tra loro e alle gonne della madre, che non potrebbero metter su famiglia manco volendo; Meggie, che non ama altri che padre Ralph, sposa di sua volontà un idiota tutto lavoro macho e zero voglia di vita matrimoniale, solo perché le ricorda vagamente il suo grande amore. E' l'unica che ha due figli, ma uno muore giovane e l'altra se ne va a Londra per fare l'attrice (Justine è il mio personaggio preferito tra tutti, insieme a Fiona, la madre di Meggie).
Per metà libro ci chiediamo se Meggie e Ralph riusciranno a vivere il loro amore (sì, ovviamente anche lui la ama alla follia) e la risposta è NI. Lo vivranno solo a metà, di nascosto, come se fossero fuorilegge (e vorrei vedere, lui è prete cattolico). Meggie otterrà da Ralph quello che ha sempre sognato, un figlio suo, ma ovviamente è proprio lui a morirle ad appena diciotto anni, se ben ricordo. E Meggie ne è devastata, perché per quanto ha sempre cercato di trattare i suoi due figli allo stesso modo, era chiaro che Dane era sempre il suo preferito.
Insomma, oggi come oggi, è un libro che rileggerei con piacere? Onestamente no. Non ha superato indenne la prova del tempo, nonostante tocchi a volte temi molto attuali e ancora dibattuti.
L'unica donna moderna di tutto il libro è Justine, che cerca di crescere libera e indipendente, facendo il lavoro che si è scelta, lontano da casa. Purtroppo (ma forse era inevitabile) anche lei alla fine è caduta nella rete del matrimonio, cosa che ho trovato un po' forzata, giusto per finirlo con una cerimonia...per me sarebbe stato molto più appetibile e veritiero un finale aperto, in cui rimaneva amica di Rain e poi chissà.
Poi tutte quelle morti una dietro l'altra, uno schiacciato da un albero (mi pare colpito da un fulmine), un altro caricato da un cinghiale, un altro di scarlattina (o difterite), un altro picchiato a morte su un ring illegale (o quasi). Insomma, santocielo! L'unico che poteva essere una brava persona, con un lavoro e voglia di vivere è Luke, il marito di Meggie, che però è un emerito testa di min*hia maschilista e ottuso.
Ralph è prete, quindi si autoesclude da sé dalla rosa dei vincenti. Che poi, come ci tiene a sottolineare il vescovo suo amico, prete sì, ma ha infranto tutti i voti cattolici (povertà, castità e ubbidienza), quindi bo. E il suddetto vescovo ci tiene pure a dire che è proprio per questo che gli sta simpatico e che è così interessante. Ripeto: bo. Certo, diffondiamo pure il messaggio che a un prete basta un bell'aspetto e può fare il caxxo che gli pare, tanto già lo fanno ampiamente...
Leggerlo? Non leggerlo?
Mah, se avete tempo da perdere sì, anche perché è scritto bene e le descrizioni dei luoghi sono davvero molto belle.
Altrimenti, lasciate stare e passate oltre. State bene così, credetemi.
Anarchic Rain
Nessun commento:
Posta un commento