AUTORE: Stephen King
EDIZIONE: Pickwick
PAGINE: 560
VERSIONE LETTA: cartacea e kindle
VALUTAZIONE IN DECIMI: 9-
Seconda raccolta di racconti del Re, dopo A volte ritornano.
Nonostante la prima sia ancora la mia preferita, Scheletri non è assolutamente da meno per qualità, secondo me. E' un libro da cui difficilmente riesci a staccarti, di cui non puoi fare a meno e di cui devi spizzicare un racconto ogni tot altrimenti senti che ti manca qualcosa.
Anche qui farò un piccolo resoconto per ogni racconto, anche per fissare le mie emozioni indelebilmente.
Introduzione: quando leggi un libro dello zio, non puoi (ripeto, per i duri d'orecchio, NON PUOI) saltare l'introduzione. E' un gioiello, non meno del libro stesso, e molto spesso contiene dichiarazioni d'amore più o meno esplicite a noi constant readers, e questa è una cosa che ci fa sempre emozionare, vero? E poi in questa in particolare c'è una delle frasi più iconiche di King: Un racconto è come un bacio veloce, nel buio, da uno sconosciuto [...] un bacio può essere dolcissimo, e nell'intrinseca brevità del gesto risiede la sua speciale attrazione.
La nebbia: forse il racconto più famoso della raccolta, sicuramente uno dei più famosi in assoluto, anche considerando la serie tv che ne è stata tratta. A me è piaciuto tantissimo, mi ha messo addosso paura (sì, proprio paura) e angoscia. Quando lo zio decide di descrivere una piccola comunità dà il meglio di sé, e questo credo di averlo detto un milione di volte. Mi correggo: non solo una piccola comunità, ma una comunità in pericolo. Noi non ci pensiamo, perché non siamo abituati a farlo, ma cosa succederebbe se un evento incontrollabile e spaventoso costringesse in uno spazio ristretto molte persone? Verrebbero fuori simpatie, antipatie, idiosincrasie, rancori. E da qualche parte, a un certo momento, ci sarebbe un grilletto (reale o metaforico) premuto, per mettere fine in un modo o nell'altro. In questo racconto ci ho visto l'embrione de La tempesta del secolo, anche se si è sviluppato in maniera diversa (d'altra parte un bacio al buio non è un matrimonio, no?). In definitiva l'ho amato molto, nonostante alcuni piccoli difetti qua e là (troppe righe dedicate a David e Amanda, quest'ultima un personaggio abbastanza inutile, e troppo poche, anche se efficaci, alla signora Carmody, uno dei personaggi più spaventosi dello zio).
Tigri!: un perfetto intermezzo horror tra il primo e il terzo racconto. Un bambino che a scuola si trova ad affrontare una prova ben più importante di un compito di matematica. E ne esce con un sorriso (sinistro, ma pur sempre un sorriso).
La scimmia: altro piccolo gioiello di questa raccolta. Stavolta il male non è dentro di noi, ma fuori e va affrontato una volta per tutte. Non è possibile fuggirlo ancora. Brividi e tristezza corrono su binari paralleli, fino al finale a cui arrivi stremato, col fiato corto e un capello bianco in più.
Caino scatenato: altro piccolo intermezzo, grazie al quale andiamo in un campus universitario, dove sta succedendo qualcosa di strano a uno dei migliori studenti. Il male è dentro di noi, ancora una volta, e ancora una volta siamo impotenti di fronte alla sua lucida logica. Questo racconto (molto breve) mi ha ricordato tanti tristi fatti di cronaca, ma lo zio riesce sempre a dare il suo tocco inconfondibile e a creare dettagli familiari eppure non notati finché non ci punta lui il dito.
La scorciatoia della signora Todd: stupendo. Mi è piaciuto tantissimo, forse perché anch'io, come la signora Todd, amo guidare e scovare nuove strade. Fortunatamente (o no?) le mie sono sempre piuttosto "sicure", ma mi sono divertita a seguirla e a intuire quello che le succedeva (lo zio è troppo furbo per sbattercelo in faccia nero su bianco, meglio stuzzicarci con piccoli scorci, come durante un lampo di notte). E Non ci resta che piangere è sempre in un angolino (divertito) della mente...
Il Viaggio: terrificante. Il primo dei due racconti di fantascienza di questa raccolta è davvero terrificante. Entri a poco a poco nell'atmosfera della storia, i particolari si svelano uno ad uno e sono uno più spaventoso dell'altro. Un viaggio nello spazio può essere pericoloso, ma mai quanto uno raccontato dallo zio.
Marcia nuziale: a parte le due poesie, è il racconto che mi è piaciuto meno. La scrittura è sempre bella, ma non mi ha preso, forse perché non amo molto i racconti di mafia e affini. King ha fatto di molto, molto meglio con La morte di Jack Hamilton (anche se lì non era proprio mafia, ma quasi) contenuto in Tutto è fatidico.
Ode del paranoide e Per Owen: sono le due poesie della raccolta. Niente, a me lo zio quando vuole fare il poeta (per finta, eh, non le prendo mai sul serio) non ci riesce proprio!
La zattera: tipico racconto horror alla Lovecraft, ma scritto molto meglio (scusa Howard, ma io dopo un po' non ti reggo!)...tra l'altro è uno degli episodi di Creepshow, che ricordo sempre con affetto, essendo uno dei film della vecchia serie Notte horror (quanti ricordi adolescenziali, accidenti!).
Il word processor degli dei: il racconto più crudele del libro. Bellissimo. Ti lascia con una soddisfazione che poche volte si prova. Al diavolo il solito politically correct americano! Bravo zio!
L'uomo che non voleva stringere la mano: con questo si torna a casa. Torniamo al Club che abbiamo conosciuto in Different seasons, in quell'ultimo racconto snobbato da molti, ma che io adoro. Un'altra storia davanti al camino, corroborata dai bicchieri serviti da Stevens, il custode, questa figura misteriosa che sta sullo sfondo ma che cattura più di tutto il resto.
Sabbiature: altro racconto di fantascienza. Meno bello, secondo me, dell'altro, ma ad alto livello di ansia.
L'immagine della Falciatrice: questo mi è sembrato molto stile Poe, quindi mi è piaciuto molto. La paura più atavica dell'uomo. Nessuno scrittore horror (e non) ne è immune.
Nona: wow. Ripeto: WOW. Un racconto superbo, scritto con maestria (solita, è vero, ma con qualcosa in più stavolta), un ottimo plot-twist finale e atmosfere micidiali. Ami? Ci è piaciuto, zio, bravo!
L'arte di sopravvivere: una goduria. Insomma, lo so che mi sto ripetendo, ma questa raccolta è davvero uno scrigno da pirati, solo che invece di dobloni d'oro ci sono perle di racconti. Cosa si è disposti a fare pur di sopravvivere? E magari accantoni quell'idea di crociera che ti frullava in testa da un po'...
Il camion dello zio Otto: un po' sotto il livello degli altri, ma non troppo. Una bella storia vecchio stile, con la fantasia che diventa reale e può fare male.
Consegne Mattutine (Lattaio n. 1) e Quattroruote: la storia dei bei lavanderini (Lattaio n. 2): il primo è delizioso, la follia che si nasconde in persone insospettabili, il secondo, vagamente collegato al primo, un po' zoppicante per me, ma sempre godibile.
La nonna: aiuto. Questo è davvero terrore allo stato puro. Insomma, mi ha fatto per un secondo tremare al pensiero della mia dolce nonnina e non pensavo sarebbe mai successo. Forse è quello che mi ha fatto più paura dei ventidue. Sì, confermo (dopo un'attenta riflessione di cinque minuti). Leggetelo e ditemi se non è così!
La ballata della pallottola flessibile: un altro racconto nel racconto. La storia di una lenta discesa negli inferi della paranoia. Molto toccante.
Il braccio: ecco, questo è il perfetto racconto finale. Chiude un cerchio, mette il punto dove va messo, è elegante e tenero.
Perché leggere questo libro? Se siete fan di King, questa domanda non esiste neppure (vogliamo parlare dei suoi soliti riferimenti al suo universo? Cujo? La Torre Nera e le rose che cantano?), alcune frasi vi faranno venire le lacrime agli occhi e sarà sempre bello tornare da lui (un po' come tornare in luogo che conosci e ami). Se non conoscete il Re, potrebbe essere un buon punto di partenza (anche se io consiglio comunque di partire dall'inizio, da Carrie), si capisce subito che stiamo parlando di uno scrittore vero, di quelli che vorresti conoscere per poterlo chiamare al telefono e parlare dei suoi personaggi (semi-cit.).
Anarchic Rain
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