TITOLO: Ritratto di Signora
AUTORE: Herny James
EDIZIONE: Einaudi
PAGINE: 589
VERSIONE LETTA: cartaceo
VALUTAZIONE IN DECIMI: 10
Questo è quello che si dice (almeno per me) un ritorno (mio) in grande stile!
Henry James è americano, ma un americano atipico, che ha "rinnegato" il suo Paese per l'eterna rivale Inghilterra. E' un uomo che ha viaggiato, un uomo istruito e un uomo curioso. Ha scritto moltissimi romanzi e racconti, di generi molto diversi tra loro e io sono ancora lontana dall'averli letti tutti, ma una cosa posso affermarla, almeno al momento.
Ritratto di signora è il suo capolavoro.
E' un libro completo. La protagonista, la signora del titolo, è anch'ella un'americana "trapiantata" non (tanto) in Inghilterra, ma in Italia. Un'Italia che per James non è il Bel Paese, ma un posto angusto e triste, in cui spesso e volentieri piove e in cui la società è cinica e crudele.
E' anche un libro strano. Per dire: Isabel Archer è l'indiscussa protagonista eppure il libro inizia e finisce che lei non c'è. I momenti salienti della sua vita, nel corso del libro, ci sono solo accennati, spesso per bocca di altri personaggi. Come mai? Eppure lei domina ogni pagina, specie quelle in cui non compare. Si parla sempre di lei, i personaggi la ammirano, la amano, la odiano, la adorano, la fraintendono. Non c'è quasi bisogno per lei di apparire. Aleggia nell'aria del libro come un profumo stupendo. E anche molto triste. E solo, nella sua bellezza.
Lei è sfuggente, ma penso che l'autore in questo modo voglia darci l'impressione che Isabel non sia la vera artefice della sua vita e che ne sia quasi solo spettatrice. Per questo sentiamo quello che le succede dagli altri.
Tranne quando si tratta di Ralph.
Ralph Touchett è il cugino di Isabel, figlio della sorella della madre, e fin dall'inizio sappiamo che è molto malato e che forse non arriverà mai ad essere vecchio. Ma fin dall'inizio lui è anche molto interessato alla cugina, che ha conosciuto da poco, e ho usato il termine "interessato" non a caso. Si potrebbe dire che ne è innamorato, ma come lui dice giustamente a Isabel verso metà libro, è un amore senza speranza, proprio per la sua malattia, quindi si limita ad osservare con una sorta di dolcezza la cugina per vedere cosa ne farà della sua vita.
Dicevo, quindi che quando si tratta di Ralph, la situazione cambia. Isabel diventa in qualche modo protagonista, come se stare con lui la faccia finalmente sentire viva e di questo noi lettori ci accorgiamo subito.
Il litigio in giardino quando lei decide di sposare Osmond, per esempio. Magistrale.
Oppure, dopo il matrimonio, il disperato tentativo di lei di nascondere la sua infelicità. Commovente.
Oppure il momento della verità, verso la fine del libro. Devastante.
Per tutto il tempo, Isabel sembra condannata ad essere una pedina nelle mani di altri. Ma Ralph invece si dà da fare per aprirle gli occhi, quegli occhi ostinatamente chiusi pur essendo spalancati.
Lei, tanto intelligente eppure caduta nella tela del ragno di sua spontanea volontà.
E forse li apre, per un secondo, per un attimo, per troppo poco secondo me. Sto parlando dello splendido capitolo in cui Isabel rimane da sola accanto al fuoco e i suoi pensieri ricostruiscono la sua vita fino ad allora e lei si accorge...qualcosa...forse una luce. Chissà.
Sapete, all'inizio del libro, Isabel potrebbe anche risultare un po' antipatica, un po' snob, per esempio quando rifiuta in continuazione proposte di matrimonio vantaggiose. In fondo, cosa potrebbe sperare di più una donna? Invece per lei non è così, vuole viaggiare, sperimentare, conoscere la vita. Ha una mente colorata e un'intelligenza vivace e poi è simpatica...no, decisamente non si può odiarla.
Ma poi in noi subentra la compassione, quando leggiamo le pagine dei suoi errori, quando cerchiamo quasi di avvertirla di dar retta a Ralph, di stare attenta a Osmond. Ma lei non ci sente. Va per la sua strada. Peccato.
Però non smettiamo di fare il tifo per lei.
Cosa mi è piaciuto di questo libro? Come se non si fosse capito, la protagonista. E tutti gli altri personaggi, effettivamente, persino quel verme di Osmond.
Perché? Perché James sa scriverli. Ognuno è caratterizzato nei minimi dettagli, ognuno ha uno spessore proprio, uno spessore morale, una psicologia approfondita. Tutti hanno più sfaccettature, ma forse da questo punto di vista il personaggio migliore è Madame Merle. Colei che tira i fili della vita di Isabel fin dal primo incontro, colei che sa manovrarla senza darne l'impressione. Le sue motivazioni, i suoi scopi, tutto sarà chiarito alla povera Isabel, ma forse sarà troppo tardi.
Forse.
Il finale non lascia molto spazio all'immaginazione, però mi piace pensare che non sia finita lì, che James non abbia avuto il tempo di raccontarci tutto, che magari un'altra piccola spinta e lei finalmente ce l'ha fatta. Chissà.
Un'ultima cosa.
Ebbene si, anche da questo immenso libro hanno tratto un film. E devo dire che la regista australiana, Jane Campion, non mi ha deluso manco stavolta. Fatta eccezione per il fatto che Isabel non l'avevo immaginata così, è comunque un film fedele allo spirito del libro, anche se il finale resta aperto: non sappiamo veramente quale sarà la scelta che farà e possiamo immaginare quella che più ci piace.
Mi è piaciuto molto, anche se (devo davvero ripeterlo???) il libro è nettamente superiore.
Insomma, carissimi, datemi retta: prendete il libro, aprite la prima pagina e cominciate a leggere. Non vi sembra di stare davvero su quel prato a prendere il tè? Non sentite l'aria della campagna inglese intorno a voi? E poi, da lontano, non vedete una figura snella che si avvicina a passo sicuro? E' Isabel e sta venendo a raccontarvi la sua storia. Statela a sentire, non potrete pentirvene.
Anarchic Rain
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