TITOLO: Narciso e Boccadoro
AUTORE: Hermann Hesse
EDIZIONE: Mondadori
PAGINE:
VERSIONE LETTA: cartacea
VALUTAZIONE IN DECIMI: 9
Un libro che mi riporta ad un pomeriggio di primavera inoltrata di più di quindici anni fa.
Un libro letto all'ombra di un pergolato, in montagna, con il sole alto e un vento fresco e piacevole.
Narciso e Boccadoro narra l'amicizia tra due ragazzi (poi uomini) molto diversi tra loro, come il sole e la luna, l'acqua e il fuoco. Due ragazzi che sarebbe lecito pensare non potrebbero mai essere amici, per la loro opposta natura, ma che invece, grazie a circostanze fortuite (anche se tristi) si conoscono e diventano necessari l'uno all'altro.
Narciso lo conosciamo subito come un giovane studioso modello, irreprensibile, molto più maturo della sua età, ma anche ambizioso e con una punta di presunzione.
Boccadoro ha l'anima di un fanciullo, che all'inizio si adatta più o meno volentieri al padre che lo vorrebbe prete, ma che scopre il suo totalmente diverso destino, proprio grazie a Narciso, che gli rivela la sua vera anima.
Quanto ho sognato durante i vagabondaggi di Boccadoro! Quanto avrei voluto poter partire anch'io così, all'avventura, senza dare spiegazioni, senza sentirmi legata a nulla.
Non è nemmeno da dire che i tempi sono un tantino diversi, oggi non si potrebbe più fare quello che ha fatto lui, il mondo non è un posto per vagabondi. Peccato.
Il libro è incentrato moltissimo su Boccadoro, che ha una vita avventurosa, mentre di Narciso si parla quasi marginalmente, anche se è con lui che inizia tutto. Ed è con lui che finisce tutto, come un cerchio che finalmente si può chiudere.
Boccadoro nei suoi anni di pellegrinaggio ha conosciuto moltissime persone, ha fatto esperienze (sia sessuali che spirituali) molto varie e di sicuro si è arricchito in più di un modo.
Narciso invece è rimasto nel convento e ha intrapreso la carriera ecclesiastica, diventando abate, pur essendo una creatura razionale e severa.
Quando i due si incontrano di nuovo, dopo lunghi anni di separazione, in un momento pericoloso per Boccadoro, non c'è niente di più bello che tornare insieme al convento che li aveva visti ragazzi e forse per un po' rivivere/vivere diversamente la loro decennale amicizia. Nessuno dei due ha mai dimenticato l'altro, ognuno avendo i propri ricordi scolpiti nel cuore, come una piccola fiammella accesa nella notte, che rischiara le tenebre e dà conforto.
Ma l'animo irrequieto e orgoglioso di Boccadoro lo allontana di nuovo da Narciso e quando, infine, vi ritorna è profondamente malato, stavolta nel corpo. Mentre lo vediamo agonizzante, costantemente vegliato dall'amico di sempre, Boccadoro non può fare a meno di ricordare sua madre, che rappresenta la sua stessa natura, come Narciso gli ha spiegato agli albori della loro amicizia.
E, pochi giorni prima di morire, Boccadoro regala all'amico delle parole stupende, ma taglienti come diamanti:
Ma come puoi morire un giorno, Narciso, se non hai una madre? Senza madre non si può amare, senza madre non si può morire.
Finalmente Boccadoro, l'eterno fanciullo, ha accettato la differenza fondamentale tra lui e l'amico, l'ha riconosciuta e ne è stato persino felice: ha riconosciuto la bellezza insita nelle due nature (materiale e spirituale, orientale e occidentale, maschile e femminile) ed ha compreso che ogni vita può essere stupenda, qualcuna più, qualcuna meno, ma tutte sono uniche e degne di essere vissute.
In punto di morte, se già non molto prima, si è liberato delle catene che fin dall'infanzia lo imprigionavano nei sensi di colpa ed è riuscito a vivere pienamente, compiendo il suo destino.
Quello che non ci viene raccontato, è quello che Narciso affronta dopo la morte del suo opposto e complemento. Probabilmente un dolore atroce, ma forse, in fondo al dolore, anche la gioia di aver potuto conoscere e amare un'anima così giovane e libera, l'esatto contrario della sua.
Un libro da leggere e da rileggere, che scava a fondo nell'animo di ciascuno di noi, ma con gentilezza, e mette a nudo i nostri più profondi sentimenti.
Anarchic Rain
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