sabato 15 novembre 2014

Il mio libro magico

TITOLO: Demian
AUTORE: Hermann Hesse
EDIZIONE: Mondadori
PAGINE: 212
VERSIONE LETTA: cartacea
VALUTAZIONE IN DECIMI: 10-

Eppure non volevo vivere se non quello che spontaneamente voleva erompere da me. Perché era tanto mai difficile?




Ci ho pensato un po' prima di scrivere questa recensione e ora vi dico perché.
Non so se è così per tutti ma, quando si deve parlare dei libri che uno sente più vicino al cuore, è come se improvvisamente la normale ansia diventasse terrore e insicurezza. Sappiamo bene che non riusciremo mai a dire tutto, ma proprio tutto quello che vogliamo, però quello che almeno riusciamo a dire vorremmo dirlo bene. Al meglio, anzi.
Spero di riuscire a descrivere almeno al cinquanta percento quello che questo piccolissimo libro significa per me.
Demian l'ho letto per caso, perchè avevo letto altri due o tre romanzi di Hesse e mi erano piaciuti, così come le sue poesie. Quindi, trovandolo in libreria, con una copertina tra l'altro molto bella, decisi di comprarlo. Credo di aver avuto più o meno quindici anni.
Ecco, io non so se voi avete un libro magico, ma Demian è il mio.
Alcuni di voi forse non sanno neppure cos'è un libro magico. Ve lo dico io: è un libro in cui potete rifugiarvi ogni volta che siete insicuri, ogni volta che davanti a voi ci sono tante strade e voi non sapete proprio quale scegliere, ogni volta che le vostre decisioni vacillano. Voi prendete in mano questo libro, che probabilmente sapete a memoria, lo aprite a caso e, dopo un paio di minuti, vi sentite guariti. Ogni dubbio non esiste più, siete sereni e sapete esattamente cosa fare.
Questo è ciò che è un libro magico.
I motivi per cui proprio quel libro è diventato magico sono vari e talvolta, anzi spesso, non sono neppure discernibili. Io non so come è cominciata, ma quando è cominciata l'ho capito subito e non mi sono più staccata da quelle pagine.
Un libro magico è un conforto, sapete, e spero tantissimo che voi troviate il vostro, presto.

Detto questo, mi asciugo la lacrimuccia e comincio il mio solito monologo.

Demian è un libro che parla di come si diventa grandi. Cioè di uno dei modi in cui lo si fa. Non è un libro universale nel singolo episodio, ma nel complesso.
Il piccolo Sinclair, all'inizio dilaniato dalla dualità bene/male, ancora con la testa piena delle favole della mamma  e degli insegnamenti/dogmi del padre, crescendo si trova ora immerso nell'uno ora nell'altro e senza mezzi termini. Se sta bene sta proprio bene, se sta male sta proprio male. Decisiva nella sua vita è la conoscenza con un ragazzo più grande, Demian, appunto, un ragazzo libero (almeno dal punto di vista di Sinclair) in ogni modo in cui un uomo può esserlo. Sia dal giogo degli uomini, sia da quello degli dei.
Il libro parla di strade difficili da prendere e ancor più da seguire: per arrivare al cuore di se stessi si soffre sempre, ma è necessario per essere felici o almeno per avere una possibilità di esserlo. Demian lo dice chiaramente al protagonista: non bisogna cercare di essere quello che non si è e fare quello che non ci va di fare, anche quando pensiamo sia la cosa giusta, perché inevitabilmente la sofferenza che ne deriverà sarà la nostra rovina. In realtà Demian fa un discorso ancora più profondo, dicendo che ogni uomo è destinato a fare qualcosa della sua vita e che finché non trova la sua vera strada non può essere felice. Quello che ci va di fare e quella che è la nostra strada possono anche non coincidere all'inizio, anche perché non è sempre facile seguire il nostro destino. Ma dobbiamo farlo, perché andare in un'altra direzione sarebbe ancora più doloroso.
Possiamo dire che Demian è il vero amore di Sinclair, anzi l'unico, mi sento di dire; le sue sole esperienze con l'altro sesso sono di tipo platonico: con Beatrice, di cui non conosce neppure il vero nome, che "usa" per uscire dal fango in cui era caduto, non scambia mai nemmeno una parola, mentre con la signora Eva, la madre di Demian, più che un amore platonico, vive un amore ideale, tutto nella sua mente e nelle loro parole. In lei poi Sinclair osserva una somiglianza con il suo amico che è davvero troppa per permettergli di scindere tra le due persone. E' come se vedesse l'amico riflesso in lei. Eva lo capisce immediatamente, perché quando lui le dichiara il suo amore gli risponde che il suo è un amore infantile e che solo se si dimostrerà trascinante lei gli crederà e lo seguirà.
Ma questo non succederà mai, perché Sinclair è fondamentalmente un ragazzino, non è mai cresciuto, almeno fino a quel momento. Ma arriva la guerra, la Prima Guerra Mondiale e le cose cambiano velocemente, travolgono il destino di tutti e forse il ragazzino cresce.
L'ultima, commovente scena rappresenta il vero punto di svolta nella sua vita.
E quello che la guerra gli ha lasciato è un'immagine nel cuore, un'immagine che è il vero se stesso e che si confonde con quella dell'amato amico, sua guida per sempre.
Io trovo molto irritante il protagonista, davvero, l'ho detestato fin dalle prime pagine. Un ragazzino viziato e piagnucoloso, abbastanza stupido (se vogliamo, possiamo anche dire ingenuo, ma il concetto è lo stesso, per me) e presuntuoso, per di più. Demian forse sarebbe anche lui un po' troppo "convinto" per risultare simpatico, eppure forse è proprio il netto contrasto tra i due a farlo risaltare, abbagliandoci. Ricordo che, quando lessi questa breve storia per la prima volta, volevo esattamente essere come Demian, perché in fondo quello che lui vuole dire è che si deve vivere intensamente la propria vita, si deve pensare con la propria testa e si deve sempre andare al cuore delle cose. La superficialità è per gli stolti e l'approssimazione è un fallimento in partenza.
Quello che io ho capito dal libro è che la vita non è facile, ci si deve impegnare e talvolta si deve sputare sangue e le ricompense, se ci sono, non sono quasi mai all'altezza delle sofferenze passate. Però bisogna farlo lo stesso, proprio perché siamo quello che siamo.

E' un messaggio che mi sembra molto attuale, universalmente vero.
Un libro non è di per sé nulla di pratico, ma la cultura non è fatta dal numero dei libri letti, anzi dipende da quello che riesci a imparare da essi. E se poche pagine possono farti riflettere su che tipo di persona sei o vuoi essere e su cosa puoi fare d'ora in poi della tua vita, penso che acquistino persino "praticità". Non mi ricordo chi l'ha detto, ma i libri possono renderci liberi, basta solo saperli "leggere".

Non fatevi ingannare.

Anarchic Rain

4 commenti:

  1. Mmm... Adesso ho paura a dirti che io invece mi sono ritrovata molto in Sinclair ;) Lo trovo reale e soprattutto molto umano.

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  2. guarda, la prima volta che l'ho letto anch'io mi sono rivista in lui, pensava molte cose come le penso io e si faceva più o meno gli stessi problemi...ma rileggendolo più e più volte ho sentito come un certo distacco per i personaggi e li ho visti con occhi un po' più imparziali (sempre dal mio punto di vista, eh!) e mi sono resa conto che quello che odio di me è proprio quello rappresentato nella figura di Sinclair...se non ci fosse stato Demian, chissà dove sarebbe finito...non avrebbe avuto la forza di risollevarsi da solo. E' questo che odio di lui...

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  3. Ah ecco, quindi lo detesti perché un po' ti ci rivedi anche tu! ;-) Io sono molto indulgente verso la sua figura, forse sbaglio, non so! Credo che comunque l'intento dell'autore fosse proprio questo, proporci un personaggio "negativo" e reale in cui tutti potessimo riconoscerci e insieme a lui aspirare a migliorarci seguendo Demian; anche se secondo me bisogna solo tendere a quest'ultimo, ma non raggiungerlo davvero.
    Mi è piaciuta molto la prima parte, la seconda invece ho avuto qualche difficoltà a mantenere il filo di certe discussioni o esposizioni.

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  4. ahahah, pensa che a me è piaciuta di più la seconda XD si si, come ho detto, anch'io penso che Sinclair serva solo a far risaltare Demian, ma che anche quest'ultimo ha i suoi difettucci...

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