mercoledì 17 gennaio 2018

L'amore a Bologna, il liceo, gli anni '90: come si fa a crescere

TITOLO: Jack Frusciante è uscito dal gruppo
AUTORE: Enrico Brizzi
EDIZIONE: Baldini&Castoldi
PAGINE: 176
VERSIONE LETTA: cartacea
VALUTAZIONE IN DECIMI: 8

L'altro ieri è morta Dolores O'Riordan, la meravigliosa cantante dei Cranberries, un gruppo irlandese a dir poco fantastico (lo so che si dice di ogni gruppo quando "muore" ma loro lo erano sul serio) e, una cosa tira l'altra, mi sono ritrovata a pensare agli anni Novanta, i maledetti (scherzo) anni della mia adolescenza. Santocielo, sembrano passate tipo cinque vite e mezzo.

Ho pensato anche ai libri che ho letto in quel periodo, col sottofondo della musica che amavo (e amo tuttora, non ho rinnegato quasi nulla, neppure gli Aqua!) e mi è tornato in mente il quinto ginnasio, anno 1997, quindici anni (se ci ripenso mi viene quasi da piangere). A quell'epoca avevamo una prof di italiano che non piaceva quasi a nessuno, la chiamavamo Berta/Bertuccia, era davvero terribile, porella (manco era tanto colpa sua, ma così era), però per la narrativa di quell'anno, forse per fare bella impressione con noi, scelse questo librettino di Brizzi (che allora mi pare avesse pubblicato solo Bastogne, ma non voglio sbagliarmi e non mi va di andare a controllare), uscito tipo l'anno prima e ce lo diede da leggere e commentare.



Una storia leggera, due pirati moderni che si innamorano e poi si separano e poi (forse, non lo sapremo mai) tornano insieme. Il primo amore, questo momento che tutti dobbiamo affrontare, che sia ricambiato o disastroso, su cui hanno scritto poeti, romanzieri, saggisti, di cui hanno dipinto pittori, di cui hanno suonato musicisti...insomma, LUI, il primo amore.
Brizzi lo affronta come se davvero avesse sedici anni e mezzo, o come se li ricordasse perfettamente. Con un linguaggio freschissimo, infarcito di parolacce ma senza esagerare, senza risultare greve, affrontando temi importantissimi, tra cui droga, suicidio (chi l'ha letto non potrà mai scordare la lettera di Martino, l'amico di Alex, io ancora piango), inadeguatezza, bullismo, insomma in una parola, il LICEO.
In mezzo a questo bordello nasce un piccolo fiore colorato: l'amore tra Alex e Aidi, sì, come la tipa dei cartoni animati ma scritto diverso. Un amore che prima è amicizia, deve superare tutti gli ostacoli esterni e interni ai due protagonisti, tutti i pregiudizi, e poi deve prepararsi ad affrontare la prova della separazione, perché Aidi in tempi non sospetti aveva fatto domanda per un anno di studi in America. Il terrore di Alex di lasciarla andare, insicuro di lei ma più di se stesso. La tristezza di Aidi di partire, unita alla deliziosa euforia di qualcosa di nuovo e in qualche modo grande.

Chi sono Alex e Aidi? Due adolescenti normalissimi, con amici, ex, sogni, speranze. Alex era stato un bravissimo studente fino al primo liceo classico, quando aveva deciso di ribellarsi al sistema (dopo aver letto Due di Due di Andrea De Carlo). Quando incontra Aidi, con cui discute di poesia (lui schierando quel kranio immenso di Baudelaire, lei Cummings, non ha la minima idea di quello che sta per iniziare, ma basta parlare con lei tre minuti per pensare "Mio dio, ma questa ragazza è un intero disco di Battisti!". Aidi da parte sua è la classica brava ragazza, ma non del tipo noioso, del tipo giusto, if you know what I mean, e Alex se ne accorge subito. Ma lei non vuole stare sul serio insieme a lui, nonostante le piaccia tantissimo, perché ha paura che tutto possa finire con la sua partenza per l'America. Cercano di fare scelte "fuori dal libro", per non permettere a nessuno (neppure a una entità non meglio definita) di dirigere la loro vita, di condizionare le loro scelte. Come fece John Frusciante (Jack, forse per motivi di copyright) quando abbandonò i Red Hot Chili Peppers all'apice del successo.
Si conoscono, diventano inseparabili, litigano, fanno pace. E' dolcissimo vederli interagire così fragili e tuttavia così impavidi verso la Vita.

"Prima o poi ci incontreremo ancora, nel bel mezzo dell'unica festa che non può finire": forse un addio-non-addio, una cosa indefinita e indefinibile come quel ti al-di-là anche se suona male (brividi al ricordo).

Mentre lo leggevamo, io e la mia compagna di banco (e amica-per-sempre, ovviamente, poiché le amicizie del liceo durano una vita intera, se sono vere) ci appuntavamo frasi su frasi sul diario e ci siamo anche rilette Il piccolo principe, visto che metà del libro è un riferimento al Principe e alla volpe che addomestica.
"L'essenziale è invisibile agli occhi".

E alla fine, come non farsi venire le lacrime agli occhi sulle ultime righe, quando la festa di addio per Aidi è finita e, dopo aver passato la notte insieme, Alex torna a casa in bici, come al solito: "ma che fa il nostro, piange? No, se il vecchio Alex, il nostro Girardengo un po' più basso e rock, ha gli occhi un pochino lustri è solo il vento".
Perdonatemi se la citazione non è alla lettera, ma non ho il libro con me e sto andando a memoria.

Nonostante io mi commuova ancora, penso sia un libro adatto a un pubblico giovane, della stessa età dei protagonisti, da rileggere ogni tanto, solo per vedere se si riesce a sentire nostalgia.
Io la sento ogni volta, ma è una nostalgia tenera che mi scalda.

Anarchic Rain

venerdì 12 gennaio 2018

L'horror spiegato dal Re in persona tra libri, musica, film e ricordi personali

TITOLO: Danse Macabre
AUTORE: Stephen King
EDIZIONE: Frassinelli
PAGINE: 518
VERSIONE LETTA: cartacea
VALUTAZIONE IN DECIMI: 7

Nella mia vita di lettrice (e di fedele lettrice), mi sono capitati molti libri che mi hanno ispirato le due emozioni contrastanti del ribrezzo e del fascino, ma mai quanto questo.
King parla di horror.
Come dire che il Dalai Lama parla di pace. O Muhammad Alì di boxe. O Dio di teologia.



Il Re del Maine crea un percorso fosforescente che si dipana attraverso trent'anni di horror, in qualunque campo: letteratura, cinema, tv, radio, creando legami e sottolineando similitudini come solo un vero appassionato (ossessivo?) potrebbe fare.
E' magnificamente affascinante seguire lo zione, attraverso gli anni '50 fino agli anni '80, che salta di palo in frasca tra un film e un programma radiofonico, un libro e uno sceneggiato televisivo. Punta la sua mirabile torcia là, proprio in quell'anfratto oscuro che non avevi mai notato e fa molte osservazioni che, se non intelligenti, sono in massima parte illuminanti.
Tranne quando definisce Shining "un prodotto sbagliato, esasperante e deludente" pur ammettendo (comunque controvoglia) che ha una "traccia di genialità".
A questo punto la mia reazione è stata quella di sempre: zio, sai scrivere da dio, ma di film non capisci un caxxo (vedi La torre nera -mi fa male chiamarlo così-).

Comunque, in definitiva, il libro è divertente e ti fornisce una lunga (luuuuuunga) lista di libri e film da non perdere se vuoi diventare un vero appassionato di horror.

Quello che mi ha fatto repulsione (lo so, è un termine che non uso spesso) è stato il linguaggio. Io voglio anche capire che nel 1980 King avesse più droga che sangue in circolo...ma non posso perdonare il modo in cui esprime alcuni concetti, qua e là nel libro. A essere sincera sembra il tipico maschio sciovinista occidentale. E mi dà fastidio. Ho persino pensato che fosse un errore di traduzione o una scelta del traduttore (più che un errore), ma ho letto parallelamente anche la versione originale e so che non è così, purtroppo.

Ultima cosa.
L'edizione.
Un paio di anni fa uscì una nuova edizione del saggio (datato 1981), promossa in lungo e in largo come un'edizione aggiornata.
Grande Dio Anubi. Maddecheeeeeee!
Ha semplicemente una nuova postfazione e una prefazione a cura del traduttore.
Prefazione che è davvero tremenda e non solo non aggiunge nulla al libro, ma addirittura lo abbassa di livello.
Io faccio il medico, non ho mai preteso di essere un vero critico, ho sempre definito i miei post "chiacchierate" o al massimo "sproloqui". Quello che voglio dire è "a ciascuno il suo". King è uno scrittore e fa lo scrittore (e infatti quando fa il recensore sia di libri che di film fa piuttosto schifo); se tu sei un traduttore, traduci, non metterti a scrivere (a meno che sia quella la tua vera passione, in quel caso molla tutto e mettiti a scrivere seriamente, come ha fatto appunto, lo zio).

Scusate lo sfogo.

Leggere o non leggere questo libro?
Per un fan dell'horror è molto interessante.
Per un fan di King è mediamente interessante.
Per tutti gli altri, forse ci sono libri migliori che vi aspettano.

Anarchic Rain