venerdì 14 ottobre 2016

Il vangelo secondo Biff. Amico d'infanzia di Gesù di Christopher Moore

L'amore non è una cosa a cui si pensa, ma una condizione in cui si dimora.



Ho iniziato a leggere questo libro perché ho pensato che potesse essere ottimo da alternare a un altro che leggo in contemporanea sul nazismo. Una cosa tipo stacchetto musicale. Per alleggerire l'atmosfera insomma.

Invece ha fatto di più.

Avevo letto tempo fa A volte ritorno, sulla seconda venuta di Cristo sulla Terra, per tentare ancora una volta di salvarci.
Invece questo è sull'infanzia e adolescenza di Gesù. Cioè quel buco di poco meno di trent'anni che i quattro evangelisti ci hanno lasciato a proposito della vita di Cristo.
Una sorta di prequel. Raccontato nientepopodimeno che dal suo migliore amico.
Una tenerezza che non vi dico.
Si ride, chiaro, in fin dei conti è un libro scritto per quel preciso scopo.
Ma non è solo questo.

Se in A volte ritorno il motto è Fate i bravi, in questo strano vangelo è un po' meno immediato.
Gli eventi ci vengono narrati in modo molto fluido, con qualche anacronismo, come confessa anche l'autore nella postfazione, ma in un modo così naturale che potrebbe persino essere vero. Prima di immolarsi per un'umanità che nemmeno lo merita, perché non andare in giro a capire come si diventa Messia? Gesù è ossessionato dal non essere perfetto, dal non sapere cosa voglia dire essere se stesso, cioè Figlio di Dio, così parte per un viaggio con il suo migliore amico, viaggio in cui gliene capiteranno di cotte e di crude, da cui uscirà fortificato o perlomeno più sicuro di sé.

Ma questo non è il vangelo di Gesù,  o meglio, non solo. Levi, detto Biff, è un personaggio estremamente sarcastico (lo ha inventato lui, il sarcasmo) ma anche il miglior amico che un Messia possa avere. Sempre in bilico tra gelosia e affetto nei confronti di un perfetto Gesù, per esempio per quanto riguarda l'amore di Maddi (Maria di Magdala, la Maddalena): è ovvio che lei ami Gesù più di Biff, però è anche vero che quando sta con quest'ultimo non è per dimenticare l'Altro o per sostituirLo (chi potrebbe, poi?), ma è perché si rende conto che anche Biff ha un suo valore e che merita di essere amato per se stesso. Questo ci dice il finale, ai giorni nostri.
Biff è completamente l'opposto di Gesù: è un uomo, nel senso più materiale del termine, sempre in cerca di cibo, donne e un posto confortevole dove riposare. E' lui che espone le due teorie più combattute di sempre, a uno scettico quanto cieco Gesù: l'evoluzione e la sfericità della Terra.
E poi finalmente un po' di spazio alle donne. Maria Maddalena è una figura che diventa leggendaria, in queste pagine. Sì, mi ha fatto venir voglia di leggere i vangeli apocrifi!

Un'altra cosa che mi ha colpito, rispetto ad A volte ritorno, è che si capisce che l'autore è credente (magari non praticante, ma secondo me ha fede), mentre non ho mai capito da che punto di vista  John Niven abbia scritto il suo. E la differenza tra i due libri sta qui, secondo me.

Leggetelo, perché è un libro divertente, ironico e anche piuttosto profondo.
Magari le cose non si sono svolte proprio così, però è un punto di vista interessante, con molti spunti di approfondimento.

Anarchic Rain

giovedì 6 ottobre 2016

Pomodori verdi fritti al Caffè di Whistle Stop di Fannie Flagg

Sapete quando cercate qualcosa ma non sapete cosa né dove potrebbe essere? Ecco, io mi sentivo profondamente irrequieta negli ultimi giorni e cercavo qualcosa per calmarmi. In un certo senso sapevo che l'avrei trovato in un libro, ma ovviamente non sapevo quale. Così ne ho letti un po' a caso e poi ho trovato lui. Mi aspettava da un bel po' ma non credo gli sia dispiaciuto, visto come è andata.
Posso finalmente dire che ho amato ogni pagina, ogni parola, ogni aneddoto. Ero lì, a Whistle Stop, insieme a Ninny, a Smokey, a Stump, a Ruth. E soprattutto a Idgie.
Quando ero piccola vidi il film e lo trovai stupendo, credo di averlo visto almeno una decina di volte (cioè ogni volta che lo passavano in tv) e non riuscivo a stancarmene.
Oggi, finalmente, ho letto il libro e ovviamente l'esperienza è stata più profonda e coinvolgente.



Il libro è scritto a più voci, in flashback, quindi abbiamo Ninny Threadgoode che racconta la storia dal suo punto di vista a Evelyn, e il settimanale di Whistle Stop, aggiornato dalla postina pettegola (mai cattiva) del paese, Dot Weems; tra queste due "fonti" principali, ci sono altri "inserti" più o meno anonimi, che riempiono i "buchi" delle due storie.

Questo libro parla di tutto, c'è tutto il mondo dentro queste pagine e mentre leggi ti senti insieme a tutti loro, a ridere (spesso) per le divertenti bugie del club dei sottaceti, a piangere per Ruth, a essere forte con Stump. Io mi sono sentita vicinissima a Idgie, intorno a cui ruotano le vicende di tutti gli altri. Si può dire anzi che sia lei che li faccia muovere, con la sua caparbietà, le sue segrete gentilezze, la sua sfacciataggine.
Non è facile nemmeno adesso, nel 2016, vivere come siamo realmente, ma nell'Alabama degli anni '30 doveva essere ancora peggio. Eppure lei non si è mai piegata di fronte a nessuno, nemmeno quando era piccola, sempre a fare quello che le piaceva. Nessuno poteva domarla.
Poi arrivò Ruth, e tutto cambiò.
Amare Ruth l'ha resa una persona migliore? Io non credo. Il cuore di Idgie era già buono, lo è sempre stato, ma forse Ruth le ha permesso di avere quella stabilità di cui aveva bisogno per star fuori dai guai seri.

La famiglia di Idgie rappresenta solo uno dei nuclei familiari raccontati nel libro.
Un altro è quello di Big George, uno dei "negri" amici di Idgie e alle dipendenze della famiglia da sempre. Il tema del razzismo è sempre presente tra le pagine del libro, e non potrebbe essere altrimenti, con le bande del KKK che ancora imperversavano in America.
Eppure Idgie riesce sempre a salvare se stessa, il Caffè e i suoi amici dagli attacchi degli incappucciati, anche quando arrivano da lontano (in cerca dell'ormai ex marito di Ruth, creduto assassinato). Il suo spirito indomito non l'abbandona mai, neppure quando dopo anni tentano di processarla per quell'omicidio (che poi sappiamo non essere stato commesso da lei, ma da Sipsey, la madre di Big George, per proteggere Stump, il bambino di Ruth).

E che dire poi di Ninny, una delle voci narranti, una trovatella adottata dai genitori di Idgie e sposata a suo fratello, che al momento si trova in una casa di riposo. Questa simpatica vecchietta che ogni tanto confonde passato e presente e che prende in simpatia la nuora di una dei residenti dell'ospizio, raccontandole tutto e, inconsapevolmente, cambiandole la vita (sembra sia una prerogativa dei Threadgoode, cambiare la vita delle persone).
Ed è proprio Evelyn, che ha ascoltato le storie di Ninny e ha amato tutti gli abitanti di Whistle Stop attraverso quelle storie, che si accorge che sulla tomba di Ruth c'è un messaggio di Idgie, che quindi è ancora viva da qualche parte.

Il libro non può che chiudersi con Idgie, che conserva ancora intatti il suo spirito, la sua gentilezza e la sua simpatia, e con la ricetta dei famosi pomodori verdi fritti, che credo farò al più presto!

Non era mia intenzione fare un riassunto del libro, è venuto da sé. Il fatto è che quando lo leggi direttamente riesci a sentire un sacco di cose, dal profumo del cibo servito al Caffè al calore di ogni personaggio ai suoi sentimenti più profondi, e ti senti in qualche modo "guarito". Io perlomeno mi sono sentita così, perciò non posso che consigliarlo a tutti.
Difficilmente troverò un altro libro del genere. Anche i libri più belli di questo (che sicuramente esistono) non avranno il suo potere.

Anarchic Rain