sabato 2 gennaio 2016

Battle Royale di Koushun Takami

Duuuuuuunque. Forse è meglio premettere che non mi piacciono i romanzi come Hunger Games. Ovvero, li trovo adatti ai ragazzini e nient'altro. Ma non bisogna dimenticare che tutti i vari hunger games derivano da 1984. Che è uno dei miei libri preferiti. Ma 1984 è un libro da adulti.
Sul retro della copertina di questo romanzo giapponese dei primi anni '90 (ci tengo a sottolinearlo), c'è scritto che il romanzo è un incrocio tra 1984 e Il signore delle mosche (altro libro che ha segnato la mia vita, per così dire). Non cedo mai a questa sorta di ricatto morale, non mi faccio abbindolare dalle facili similitudini, magari studiate a tavolino dalla casa editrice, ma qui non solo c'erano in gioco due capolavori della letteratura mondiale, c'era anche il fatto che lo scrittore in questione fosse giapponese. Sarò fissata io, ma gli scrittori nipponici hanno una qualità rara (anzi, quasi unica) che li rende ai miei occhi perlomeno speciali. Ossia, riescono a descrivere ogni tipo di situazione senza scadere nel patetico e nel ridicolo.
Non conosco moltissimi autori, diciamo i più famosi (Murakami, Mishima, Kawabata, Katayama sopra tutti), ma non ho mai storto il naso per il troppo miele o il troppo pathos.

Insomma, l'ho comprato.
Anni fa.
E l'ho letto.
Qualche settimana fa.



Folgorazione.

La storia è al limite del risicato: in un mondo distopico, ogni anno una classe di terza media (in Giappone è una classe di quindicenni) viene sorteggiata e spedita su un'isola, da cui ne esce un solo studente: vivo e vincitore. Gli altri che hanno perso sono morti. Uccisi tra loro. Così il governo si diverte e il popolo si ca*a sotto di paura.

La cosa interessante (e terrificante di questo romanzo) è la velocissima discesa dei ragazzi allo stato di "animali": chi preda e chi predatore. All'inizio la distinzione è netta e infatti i primi "deboli" muoiono subito. Ma poi si ritrovano a combattere i più intelligenti, i più astuti, i più cattivi. Oppure quelli che hanno il cuore. I protagonisti sono due ragazzi e una ragazza che sembrano diversi dagli altri, non solo perchè si muovono in gruppo, ma perchè non attaccano mai per primi e cercano di non uccidere nessuno (nonostante a volte siano obbligati, si tratta di un gioco in cui a un certo punto o uccidi o sei ucciso).
E' tremendo veder affiorare gli istinti più bassi di ognuno, è tremendo pensare che sono soltanto dei quindicenni e che sono sottoposti a un "gioco" crudele e insensato.
Secondo me l'autore è stato bravissimo a descrivere i cambiamenti di animo di ognuno dei ragazzi, a farci affezionare ad alcuni e a odiare altri.
Inoltre non è facile mantenere alta la tensione per poco meno di settecento pagine. Ma lui ci riesce. Davvero, ti ritrovi a trattenere il fiato per pagine e pagine e quando pensi che sei giunto alla conclusione, non è così! E ricominci a trattenere il respiro.

Bello, bello bello. Crudele, ma bello.
L'unico difetto (a volerlo chiamare così) sono i nomi dei personaggi: se non siete abituati a manga e affini, vi troverete un po' in difficoltà a ricordarveli (sono 40 studenti e ricordare quaranta nomi e cognomi in una lingua orientale non è facile se non si è allenati), ma cercate di passarci sopra, non ve ne pentirete.
Ci sono scene forti, sia a livello splatter, sia a livello emotivo, perciò astenersi deboli di cuore e/o stomaco, inoltre non lo consiglierei a un tredicenne.
Per il resto, leggetelo. Rimarrete impigliati in una storia davvero ben scritta e coinvolgente e alla fine vi sentirete un po' sporchi, un po' appiccicosi, ma sarete di certo più ricchi.

Anarchic Rain

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